Il Giro d’Italia a Urbino per Raffaello. Un sogno? Ma dalla corsa dicono: “La proposta è sul tavolo”

di Valerio Sforna

URBINO – “Attraversi porta Lavagine, fai tutta la salita di via Battisti e alla fine ti trovi di fronte alla casa del padre di Raffaello”. Ogni giorno un urbinate si trova a ripetere queste indicazioni sui  luoghi di culto della città. Ma questo potrebbe essere anche un bello strappo finale di una tappa del Giro. Solo utopia? Manca ancora l’ufficialità, poiché la Corsa rosa del 2020 è ancora in “costruzione”, ma dall’organizzazione fanno sapere che Urbino ha le sue “buone carte” da giocarsi per conquistare una tappa. Il 6 aprile 2020 ricorrono 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio. Urbino si prepara a festeggiare il genio immortale del grande pittore con mostre, convegni ed iniziative varie. Il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini, e il consigliere comunale, Gianfranco Fedrigucci, hanno annunciato, lo scorso weekend, un regalo speciale per il cittadino più illustre della città ducale. È stata infatti presentata la candidatura per una tappa del Giro d’Italia 2020.

Ma come nasce una tappa del Giro? Il sogno di tanti appassionati è realizzabile o si tratta soltanto di una vana promessa elettorale? Ne abbiamo parlato con Stefano Allocchio,  ex corridore e vicedirettore di corsa di RCS sport, l’azienda che si occupa dell’organizzazione del Giro d’Italia e di altri eventi sportivi.

Il mosaico del Giro

“In primo luogo decidiamo la città della grande partenza e quella dell’arrivo – spiega Allocchio – poi da lì si disegna il mosaico del Giro scegliendo le varie ‘pedine’ che sono le città di tappa. Abbiamo ricevuto con piacere la candidatura di Urbino per il Giro del prossimo anno. Da qualche anno a questa parte è possibile candidarsi direttamente dal sito del Giro d’Italia. Come sempre le città che si propongono sono tante. Il nostro regolamento prevede alcuni paletti: i chilometri da percorrere, che non devono superare i 3.500 e i due giorni di riposo. La scelta poi dipende dall’impatto mediatico di certe località e dal percorso prescelto”.

Stefano Allocchio, vicedirettore del gruppo RCS sport

Per quanto riguarda i costi, il Giro non ha un “listino prezzi” predefinito come il Tour de France (dove una partenza costa 65.000 euro e un arrivo 160.000 euro). Nel Giro del 2018 la Grande Partenza in Israele ha fruttato a RCS  4 milioni di euro mentre l’arrivo a Roma è costato al Campidoglio circa 100.000 euro. I costi delle singole tappe andavano da un minimo di 10.000 euro per una partenza ad un massimo di 120.000 euro per un arrivo. “Noi ci interfacciamo o con i singoli comuni o con enti più grandi come le regioni – dice Allocchio -, ad esempio lavoriamo da alcuni anni con la regione Emilia Romagna e il Friuli. Con le Marche non abbiamo alcuna convenzione per il Giro, mentre abbiamo collaborato per la Tirreno-Adriatico“. Spetterà quindi al Comune di Urbino reperire i fondi e le sponsorizzazioni necessarie per accaparrarsi la tappa.

Quando interrogato sulle reali possibilità di vedere la città ducale nel prossimo Giro il vicedirettore è cauto: “Urbino per un arrivo di tappa è un palcoscenico importante, soprattutto nell’anno in cui si commemora Raffaello, ma è ancora prematuro parlarne, visto che il Giro 2020 sarà presentato a fine ottobre. Non nego però che la città ducale abbia buone possibilità di ospitare l’arrivo di una cronometro come accaduto nel 1988 e nel 2008”.

L’ultima volta 11 anni fa

20 maggio 2008. Decima tappa. La carovana del Giro è pronta a percorrere, cronometro alla mano, i 39 chilometri che separano Pesaro da Urbino. Il meteo non promette bene. La pioggia colpirà  a tratti i corridori. Tante le cadute illustri, tra cui quella di Emanuele Sella e Riccardo Riccò.

Marzio Bruseghin, vincitore della decima tappa del Giro 2008

Moltissimi gli errori di traiettoria e i rallentamenti. Marzio Bruseghin della Lampre, vola sullo strappo di Colbordolo e sul pavè che da fuori le mura conduce nel centro storico della città ducale. 56 minuti e 41 secondi basteranno al corridore veneto per regolare di 8 secondi El Pistolero, Alberto Contador, che poi vincerà il Giro. La maglia rosa, in quella piovosa giornata di primavera, rimase saldamente sulle spalle di un giovane Giovanni Visconti.

Adesso Bruseghin produce vini, Contador ha sparato l’ultimo colpo nell’Alto dell’Angliru alla Vuelta di Spagna del 2017 e ora fa il commentatore per Eurosport, mentre Visconti si avvia verso la fase calante di una dignitosa carriera agonistica. Una nuova generazione di ciclisti e di appassionati sognano quindi di alzare le braccia al cielo sotto l’ombra dei torricini.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi