di NICCOLÒ SEVERINI
URBINO – Dalla crisi migranti alla crisi delle cooperative che lavorano nell’accoglienza. In tutta la provincia di Pesaro e Urbino, la metà delle strutture ha chiuso, oltre 25 solo nell’ultimo anno, per mancanza di domande. Infatti i richiedenti asilo sono diminuiti da 850 a 150. “In tutta Italia, 18-20 mila persone hanno perso il proprio posto di lavoro nel settore” spiega Giuseppe Longobardi, responsabile della cooperativa “Il Labirinto”.
Questo perché gli sbarchi si sono quasi azzerati dopo i provvedimenti dei ministri dell’Interno Marco Minniti e il decreto sicurezza di Matteo Salvini, e le strutture dedicate ai migranti ne hanno ovviamente risentito. Sul territorio, infatti, l’impatto è stato enorme. Fino del 2018, chi arrivava in Italia con il permesso di soggiorno umanitario, rilasciato a rifugiati politici e vittime di persecuzioni, ne aveva diritto per due anni. Chi non è riuscito a rinnovarlo prima dell’entrata in vigore del decreto Salvini, o ottenere un posto di lavoro, è diventato irregolare.
Le cooperative che gestiscono la prima accoglienza sul territorio, grazie alla vittoria di bandi comunali, hanno dovuto riorganizzare il loro assetto per mancanza di domanda. Quello che ne scaturisce è un problema di disoccupazione: oltre ai (pochi) migranti rimasti nei centri anche gli operatori che lavoravano si sono ritrovati alla porta. “La Villetta” e “Il labirinto” sono due delle associazioni che operano sul territorio e hanno incontrato queste difficoltà.
“Con noi l’integrazione funziona”
A inizio 2019, “Il Labirinto” ha dovuto chiudere la struttura di Ponte Armellina (Urbino 2) per mancanza di attività. Longobardi è amareggiato per questa situazione: “Nel quartiere stavamo facendo un ottimo lavoro. Tante comunità si sono stabilizzate, per esempio quella islamica, e il lavoro di integrazione procedeva spedito. Molti ragazzi hanno imparato bene l’italiano e sono riusciti a trovare lavoro in vari settori. Qualcuno è anche riuscito ad affittare un appartamento”. La struttura aveva la capacità di ospitare tra le 25 e le 30 persone, assistite da un team di cinque persone. I migranti, rimasti fino alla chiusura, sono stati riassegnati in altri centri, così come i dipendenti, quando è stato possibile. “Con questa situazione purtroppo non siamo riusciti a rinnovare i contratti di lavoro a termine – continua Longobardi – e ci dispiace soprattutto perché erano quasi tutti ragazzi giovani”.
La Grondolona è l’unica struttura di accoglienza, riservata solo alle donne (28-30 alla volta) de “Il Labirinto” rimasta aperta ad Urbino, con cinque operatori. Stesso scenario a Fermignano, dove l’associazione ha dovuto rinunciare ad entrambi i centri (“Villa Furlo” e “Il girasole”) che ospitavano dai 20 ai 25 migranti e lasciando disoccupate una decina di persone. Stessa situazione nei comuni limitrofi come Urbania, Monte Labate, Macerata Feltria e Peglio.
Maria Antonietta Montalto, presidentessa dell’associazione “La Villetta”, ha raccontato al Ducato che la riduzione drastica del numero di migranti, specialmente dei minori, è iniziata quattro anni fa, ha portato alla chiusura della metà dei loro centri di accoglienza. I poli avevano spazio per 12 posti e offrivano lavoro a otto persone: “Prima avevamo un’emergenza per le troppe richieste, ci chiamavano anche da altre province d’Italia, poi non ne abbiamo avute più” dice la Montalto. L’associazione, però, fa sapere che il suo operato socio-educativo con i minori procede regolarmente.
Anche il lavoro di “Incontri per la democrazia”, altra cooperativa marchigiana, rischia di dover lasciare il territorio urbinate. L’associazione, infatti, lavora grazie a bandi pubblici e il suo responsabile Giovanni Carlini spiega: “La scadenza è vicina, fino alla nuova assegnazione lavoriamo grazie ad una proroga, ma al più presto rinnoveremo la nostra candidatura”.