URBINO, 15 MAG – La chiusura del traforo del Gran Sasso creerebbe disagi anche nel territorio marchigiano. In particolare, si avrà una perdita di “almeno il 35 per cento del fatturato per 3.118 imprese di trasporto merci e 120 imprese di trasporto persone che esercitano la loro attività nelle Marche ed hanno rapporti di lavoro con Roma e con le regioni del Mezzogiorno”. A sostenerlo è Roberto Grazioli, presidente Cna Fita Marche in un comunicato.
“Non si può interrompere il principale asse di collegamento tirreno-adriatico in Italia centrale”, sostiene il responsabile Cna Fita Marche Riccardo Battisti. “È paradossale – continua Battisti – che, invece di accelerare la realizzazione di infrastrutture e di pensare a collegamenti più efficienti in tutta Italia, e soprattutto nelle aree interne, si marci al passo del gambero penalizzando la vivibilità e la competitività del nostro Paese”.
La vicenda Gran Sasso aggraverebbe la situazione di un settore già in gravi difficoltà. Le Marche, si legge nel comunicato, negli ultimi dieci anni hanno perso 1.145 imprese, scendendo dalle 4.463 aziende attive nel 2008 alle 3.318 del 2018, pari al 25 per cento in meno. Praticamente dall’inizio delle crisi si è spento un motore su quattro e si sono persi 4 mila posti di lavoro. Solo lo scorso anno hanno cessato l’attività 85 imprese con la perdita di 300 occupati.
I disagi non sarebbero solamente per le aziende. Al momento, anche da un territorio più lontano come Pesaro, il percorso migliore per raggiungere Roma rimane l’attraversamento del Gran Sasso, percorrendo l’A14 e l’A24. Nonostante i 70 chilometri in più, infatti, il tempo di percorrenza, secondo google maps, è pressoché identico rispetto al tragitto alternativo per Perugia, ma senza percorsi montani.
(a.p.)
