di LUCA GASPERONI
URBINO – Questo pomeriggio al tribunale di Urbino è andato in scena un nuovo capitolo del processo a un pensionato di Tavoleto accusato di violenza sessuale nei confronti della vicina di casa, una donna moldava sposata.
I fatti alla base del processo sarebbero accaduti tra il 2012 e il 2014 quando la donna moldava – residente con il marito e i due figli in un casa in affitto nel paesino – sarebbe stata costretta almeno 50 volte a dei rapporti orali dal proprietario dell’alloggio, un pensionato di 70 anni.
Quando il marito non c’era, secondo la sua ricostruzione, l’uomo la visitava con la scusa di sistemare alcuni oggetti rotti o per dei piccoli lavori di casa.
La donna – il marito oggi è agli arresti domiciliari per maltrattamenti nei suoi confronti – avrebbe acconsentito alle richieste del locatore a causa di una forte debolezza emotiva e per la sudditanza nei suoi confronti. La paura infatti, era quella di avere problemi con l’affittuario e di dover pagare per i lavori, spesso necessari, svolti da lui gratuitamente.
Nel corso dell’udienza, inizialmente a porte chiuse per ascoltare la testimonianza della presunta vittima e del marito, si sono seduti sul banco dei testimoni anche il dottore che ha visitato la donna durante gli anni e la nipote dell’imputato, che abita nei pressi della casa affittata.
Il dottore, durante la sua testimonianza, ha raccontato di aver ricevuto una volta la donna “in uno stato di grave alterazione” e di aver richiesto per lei una visita psichiatrica, sfociata in un ricovero all’ospedale di Urbino in seguito all’accertamento di una sindrome depressiva.
La nipote dell’imputato invece ha ricordato le confidenze che la donna moldava le aveva riportato all’epoca, spesso legate a una difficile situazione familiare e alle violenze ricevute, prima di rievocare la notte, che a suo dire, ha scatenato l’accusa di violenza sessuale.
L’episodio risalirebbe a maggio 2012, quando la nipote del pensionato sarebbe stata chiamata alle 4 di notte dalla vicina di casa per un’emergenza. Una volta entrata in casa avrebbe quindi trovato il marito della donna moldava fuori di sè, con 5 piccole pasticche rosa e una certezza: la confessione della moglie, dopo aver buttato giù “la pillola della verità”, di un tradimento consumato con il proprietario della casa.
Una storia complicata, ricca di dubbi e con pochi fatti certi, tanto da spingere il pubblico ministero Irene Liliu a chiedere per ben due volte l’archiviazione per la mancanza di elementi idonei all’accusa, ma il giudice delle indagini preliminari non è stato d’accordo e ha disposto il processo coatto.