di FRANCESCO COFANO
URBINO – La Confederazione Nazionale dell’Artigianato lancia l’allarme: i marchi Dop italiani sono a rischio contraffazione. Una vulnerabilità che non riguarda tanto i prodotti di punta dell’export italiano, come il parmigiano e il prosciutto di Parma, ma soprattutto quelli di nicchia che rappresentano il vero sottobosco del Made in Italy. È a questo target che comincia a rivolgersi il mercato della falsificazione: una minaccia che arriva dall’estero, soprattutto dall’Est Europa.
Nella provincia di Pesaro e Urbino sono in pericolo prodotti come il prosciutto di Carpegna Dop e l’olio Cartoceto Dop. Non la casciotta di Urbino. Il motivo lo spiega al Ducato la Cna di Pesaro: “La casciotta è deperibile, per questo viene esportata difficilmente. Ma il crudo di Carpegna e l’olio di Cartoceto sono prodotti molto attraenti all’estero, quindi il danno economico c’è. Non ci sono cifre precise ma è probabile che possa ammontare a qualche centinaia di migliaia di euro, se non qualche milione”.
Una situazione confermata da Paolo Cesaretti, coordinatore del Consorzio per la tutela della casciotta di Urbino, che vigila sulla produzione e il commercio del formaggio dal 1992. “La produzione complessiva è di circa 180 tonnellate all’anno. Un quantitativo che copre tranquillamente il fabbisogno del mercato italiano ma non di quello estero. Coi moderni sistemi di conservazione la deperibilità sarebbe anche un problema aggirabile ma non abbiamo abbastanza latte di pecora prodotto nella provincia per soddisfare la richiesta dall’estero”. In quanto marchio Dop, infatti, l’intera filiera che va dalla produzione del latte alla sua trasformazione deve avvenire nel territorio provinciale.
Nessun danno economico, dunque, ma solo perché la Casciotta non si esporta. Questo però non significa che non ci siano falsificazioni in Europa e nel resto del mondo. Mentre le contraffazioni all’interno del mercato unico – spiega Cesaretti – possono essere perseguite più facilmente, il Consorzio non ha la forza economica per sostenere una battaglia legale nel mercato cinese o americano. “Delle 180 tonnellate la parte destinata all’estero è minima, quindi se c’è qualcuno che ci copia la casciotta non sta rubando una fetta del nostro mercato. È un mercato ancora potenziale quindi anche il danno lo è”, continua Cesaretti.
Nulla da temere, invece, nel mercato interno per le aziende del primo prodotto caseario italiano ad aver ricevuto la certificazione Dop e amato persino da Michelangelo nel Cinquecento. “Essendo un Consorzio di tutela facciamo regolarmente controlli sul mercato italiano e non abbiamo trovato nessuna situazione sgradevole. Finora non è mai stato un prodotto a rischio” spiega sempre Cesaretti. E se le prospettive sono ancora inespresse oltreconfine il mercato interno è invece una realtà, con il 40% delle casciotte destinato al territorio di produzione e il restante 60% commercializzato in tutta Italia attraverso la grande distribuzione.