di MARIA PIA PETRAROLI
URBINO – Seduti al tavolino di un bar del centro li riconoscono quasi tutti. L’intervista con Nadia e Claudio Capellacci è interrotta da persone che si fermano e li salutano, forse anche per un gesto di ricordo della loro sorella. Nadia e Claudio sono due dei sette fratelli di una famiglia di Castelcavallino. A Urbino tutti li conoscono, anche come attori della compagnia dialettale locale.
Così come molto amata era una delle sorelle. La ricordano col sorriso sulle labbra. Anna Maria Capellacci è scomparsa il 7 giugno a 74 anni, proprio due giorni dopo aver ricevuto una notizia che probabilmente attendeva da una vita: aveva vinto il primo premio al concorso di poesia e prosa dialettale “Renzo De Scrilli”, organizzato dall’Associazione Pro Urbino. Un riconoscimento che in tanti già le accordavano con la loro stima. Aveva chiesto a uno dei suoi fratelli e alla figlia di accompagnarla alla premiazione, tre giorni dopo a Palazzo Riviera. Nel corso degli anni la Capellacci aveva ricevuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti e per i suoi versi, ma questa era la sua prima volta, la prima volta in cui era riuscita a classificarsi prima. Quel premio tanto atteso lo hanno ritirato la figlia e la sorella Nadia, che nel corso della premiazione ha letto il racconto vincitore “Dal dotor”.
“I suoi testi raccontano situazioni semplici, in cui tutti sono in grado di riconoscersi. Amava mettere nero su bianco anche la sua infanzia a Cavallino e spesso faceva confronti tra la persona che era adesso e quella che era stata prima, da giovane”. A parlare così è Nadia, a cui Anna Maria spesso chiedeva di scrivere al computer le sue opere, che erano sia dialettali che non.
Anna Maria, nata e cresciuta a Cavallino, si trasferì a Urbino da sola all’età di 15 anni. Dopo la fine delle scuole medie, i genitori decisero di mandarla in un collegio a Fermignano, ma lei soffriva troppo il distacco dalla sua numerosa famiglia: “Un paio di volte è tornata a casa a piedi da Fermignano”, racconta la sorella. A quel punto la donna scelse di cambiare vita e arrivò nella città ducale, dove iniziò a lavorare come commessa: “Lavorava all’Ente Autonomo, che aveva vari negozi qui a Urbino. Ha conosciuto così moltissime persone della zona – in quegli anni la città era molto più popolata di adesso, c’erano 20.000 persone”, aggiunge il fratello. A 21 anni si sposò con un urbinate e poi nacque la sua unica figlia. Iniziò a coltivare la sua passione per la scrittura a 55 anni, quando andò in pensione, e insieme a due sue amiche riuscì a scrivere anche un libro, O bel clivo sfiorito Cavallino, che riprende una poesia di Giovanni Pascoli e approfondisce la storia della sua infanzia e del suo paesino. “Il racconto è per lo più suo, ma aveva chiesto aiuto perché aveva paura di non farcela da sola”. L’opera, pubblicata con l’aiuto di suo fratello tipografo, fu distribuita a Cavallino in occasione della festa della crescia e le 400 copie realizzate andarono a ruba.
“Negli ultimi anni scriveva di meno per via della malattia del marito, che due anni fa è morto dopo aver combattuto a lungo con l’Alzheimer”, ricordano i fratelli Capellacci, che sottolineano quanto i racconti della sorella fossero conosciuti non solo nel suo territorio d’origine, ma anche a Urbino, dove la donna ha abitato per quasi 60 anni. Per di più Anna Maria da dieci anni a questa parte partecipava spesso ai concorsi della Pro Urbino: “A volte, anche se non prendeva parte direttamente alla gara con un racconto, decideva comunque di assistere alla fase finale”. Molte delle sue opere sono raccolte nel libro dell’associazione, che ogni anno provvede a questa pubblicazione in collaborazione con ex alunni della “Scuola del Libro”.
Un racconto commosso, durante il quale i frateli Capellacci continuano a ripetere quanto fosse semplice quella loro sorella per tanti versi tanto impegnata: “Era al passo con i tempi, usava Facebook e provava un amore forte per Gianni Morandi e ultimamente anche per le Vibrazioni. Era appassionata di politica ed era una bravissima cuoca, sapeva fare delle crostate buonissime”.