di LINDA CAGLIONI
URBINO – Nella cannabis trovava sollievo dagli attacchi psichici di cui soffriva. Questo aveva spinto Pietro La Grassa, 55 anni, a coltivare nel giardino della madre, a Tavoleto, due piantine di marijuana, nascoste tra pomodori e insalata. Due piantine che, scoperte dagli inquirenti nel settembre del 2017, gli erano costate l’accusa di produzione di droga. Oggi, al tribunale di Urbino, per La Grassa è arrivata la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.
L’uomo, che è afflitto da schizofrenia autistica caratterizzata da manie di persecuzione, ha detto di aver trovato nella cannabis l’unica valida alternativa agli psicofarmaci che assumeva da sette anni: “Quei medicinali mi facevano stare peggio, mi trasformavano in un automa – ha spiegato La Grassa – La cannabis invece mi rilassa, mi aiuta a combattere l’insonnia e gli incubi”.
I semi erano stati acquistati in un negozio di cannabis legale a Cattolica, dove nessuno gli aveva spiegato dei rischi a cui poteva andare incontro. La relazione tecnica ha evidenziato che le due piantine, in avanzato stato di maturazione al momento del ritrovamento, pesavano poco meno di 55 grammi e contenevano una percentuale di thc del 3,7% (il limite legale è di 0,6%). L’avvocato di La Grassa, Gilberta Arcangeli, ha sottolineato come “difficilmente l’uomo sarebbe stato in grado di trasformare le piantine in sostanza stupefacente da spacciare, vista la sua inesperienza”. Il giudice ha così respinto la richiesta della pm Enrica Pederzoli, che aveva chiesto quattro mesi di reclusione e il pagamento di 1.500 euro di multa.