di GIULIA CIANCAGLINI
URBINO – Una serra, che d’inverno accoglie tutte le piante dell’Orto Botanico, è lo spazio espositivo di una mostra con fotografie e dipinti di piante, fiori e alberi. Il progetto è immortalare la bellezza delle quattro stagioni, ma per ora sono solamente tre i temi: autunno, inverno e primavera. Per l’estate bisognerà aspettare che gli artisti consegnino i lavori che hanno prodotto nel pomeriggio di martedì 25 giugno.
Macchine fotografiche, smartphone, acquerelli, matite. Gli artisti che si sono messi in gioco non avevano nessun limite riguardo ai mezzi da utilizzare, ma solo un obiettivo: riprodurre la natura del giardino in questo momento dell’anno. Nella mostra, istantanee e dipinti dello stesso soggetto sono posti uno sopra l’altro, cercando di evocare nello spettatore una corrispondenza. E, così dentro la serra, le opere che ritraggono piante e fiori prendono il posto di piante e fiori.
[aesop_gallery id=”278676″]Franco, un artista dai capelli bianchi e il cappello di paglia, racconta che è stata la moglie a convincerlo: “Sono tantissimi anni che non dipingo, ma la mia compagna mi ha costretto a iscrivermi e a venire qui. Continuo a pitturare così non invecchio – continua – I grandi pittori hanno vissuto a lungo perché hanno sempre un’opera da finire e non possono lasciare il mondo da un momento all’altro”.
Oltre ai dilettanti, ci sono anche professori all’opera. Ermes Ottaviani, scultore e insegnante all’Istituto d’arte di Urbino, che negli ultimi tempi “si diletta a dare consigli – come dice lui – a chi ama tenere in mano una matita”: per Ottaviani, la cosa più difficile è percepire l’immagine e riportarla sul foglio. “Occorre recepire i colori dopo averli osservati, – consiglia il professore – colori che, però, possono anche essere interpretati. Molto dipende infatti dal proprio gusto e ogni artista dovrebbe lavorare sui colori che sente più vicini. Io, per esempio, vado pazzo per l’arancione”.
L’Orto Botanico ha compiuto 210 anni e alcuni degli alberi che si trovano al suo interno sono gli stessi catalogati nel 1812 dal professore di Botanica e Agraria Joannes De Brignoli nel Catalogus Plantarum Horti Botanici Urbinatis. Più tardi arrivò la facciata, opera dell’ingegnere Ercole Sami, discepolo di Pietro Ghinelli di Senigallia architetto del Teatro Sanzio. Entrando, si supera una cancellata in ferro battuto e ci si trova in un atrio a volta completamente affrescato da Quinto Possenti nel 1861. Quindi si attraversa un’antica vetrata cromatica che introduce alla scalinata che porta al giardino e alla serra che ospita la mostra.