di GIACOMO PULETTI
URBINO – Sei mesi di tempo, al termine dei quali l’Accademia di Belle Arti di Urbino dovrà lasciare le aule al secondo piano dell’edificio in via Giro del Cassero, che torneranno alla provincia di Pesaro e Urbino. Il Tribunale di Ancona ha accolto il ricorso dell’ente, intimando all’Accademia di abbandonare i locali del liceo delle scienze umane Baldi, che aveva in uso dal 2014. Nella sentenza si legge che il termine di sei mesi è stato fissato “tenendo presente sia la necessità dell’Accademia di reperire un altro edificio nel quale svolgere la propria attività didattica, sia il fatto che la Provincia sta sostenendo spese ingenti per l’affitto di altre aule”.
La diatriba era scoppiata nel luglio di quest’anno quando la scuola, a causa del boom di iscrizioni, aveva fatto ricorso contro l'”occupazione” da parte dell’Accademia, chiedendo l’immediata restituzione dei locali. “Cercare lo scontro non porta a niente – commenta il presidente della Provincia Giuseppe Paolini – non ci sarebbe stato bisogno di ricorrere ai tribunali se l’Accademia avesse accolto le ripetute sollecitazioni che l’amministrazione provinciale ha rivolto negli ultimi due anni. A questo punto, chiederemo anche la restituzione degli altri spazi occupati nell’edificio”.
Di tutt’altro avviso Giorgio Londei, presidente dell’Accademia di belle arti. “Chi parla di condanna usa un termine inappropriato” spiega l’ex senatore al Ducato. “Per noi questa è una vittoria perché i sei mesi di tempo ci permettono di portare a termine l’anno scolastico e studiare azioni legali contro la Provincia. Di certo appelleremo la sentenza”. E sulle sollecitazioni di via Gramsci ad abbandonare l’edificio, Londei è categorico. “Le dichiarazioni di Paolini sono da irresponsabile, il presidente mente. Siamo stati noi a chiedere in questi mesi una nuova sistemazione per l’Accademia, mentre la Provincia non ha mai avanzato proposte alternative”.
Il cortocircuito si creò quando l’Accademia, che era inizialmente sotto la giurisdizione della Provincia e dunque si era stabilita, d’accordo con l’ente, nell’immobile di proprietà del Comune di Urbino, fu equiparata all’università, passando sotto la giurisdizione del ministero dell’Istruzione, rimanendo in quei locali che però il Comune aveva dato in gestione alla Provincia.
Per questo motivo Paolini resta fermo sulle sue posizioni, e anzi incolpa il presidente dell’Accademia di non essersi mai presentato ai ripetuti incontri tra Provincia, istituto e comune di Urbino per trovare un compromesso su una sede alternativa. “Londei può appellarsi quanto vuole ma l’unica certezza è che tra sei mesi deve abbandonare quell’edificio – conclude il presidente della Provincia – noi non vogliamo mandare a casa nessuno ma non posso neanche permettere che una scuola come il Baldi abbia sei aule distaccate quando ci sono locali occupati da altri”.