di NICHOLAS MASETTI
URBINO – Dopo il 2019 di Leonardo, il 2020 è l’anno di Raffaello Sanzio in occasione dei 500 anni dalla sua scomparsa. Nato nel 1483 a Urbino, Raffaello è figlio d’arte del pittore Giovanni Santi, suo maestro in età adolescenziale. Trasferitosi a Perugia, entra nella bottega del Perugino, conquistandosi una discreta fama e l’appoggio di grandi famiglie come i Baglioni, i Montefeltro e i Della Rovere. Nel 1504 approda nella Firenze di Leonardo e Michelangelo, dove viene apprezzato per i suoi ritratti e per le sue sacre famiglie. Nel 1508 viene poi chiamato a Roma da Papa Giulio II. Nella capitale Raffaello esprimerà tutto il suo talento, diventando il fulcro del Rinascimento italiano. Dopo due settimane di malattia, muore nel 1520 a 37 anni. Era all’apice della sua fama e le sue spoglie sono state tumulate al Pantheon. Con il contributo dello storico dell’arte Costantino D’Orazio abbiamo ripercorso la vita di Raffaello attraverso alcune delle sue opere principali.
- Sposalizio della Vergine (1504) Esposta alla Pinacoteca di Brera, è una delle opere più celebri di Raffaello Sanzio. Realizzata nel suo periodo umbro a cavallo tra fine 1400 e inizio 1500, il pittore urbinate lo disegnò su commissione della famiglia Albizzini per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco di Città di Castello. Si ispirò da un’analoga tavola che in quegli anni il Perugino stava dipingendo per il Duomo di Perugia, “entrando in competizione diretta” con il divin pittore umbro, racconta lo storico dell’arte Costantino D’Orazio.
- Madonna del Cardellino (1506) Dopo la sua maturazione in Umbria, il pittore urbinate trasloca in Toscana, sponda Firenze, e inizia ad acquisire consapevolezza. Nel Rinascimento fiorentino, oltre a sperimentare la tecnica del ritratto e a eseguire opere su commissione tra Marche e Umbria, Raffaello realizzò un dipinto a olio su tavola raffigurante la Madonna seduta su una roccia che regge tra le gambe Gesù Bambino, affiancato da San Giovanni. L’opera è conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze, la città che gli face spiccare il volo verso la capitale Roma.
- Deposizione Borghese (1507) Conservata nella Galleria Borghese di Roma. L’opera era inizialmente collocata nella cappella della chiesa di San Francesco al Prato di Perugia. Dopo avere a lungo visto, osservato e analizzato i maestri durante il suo periodo fiorentino- come il suo amico Pinturicchio – e su commissione probabilmente della famiglia perugina Baglioni, “sintetizzò tutti gli insegnamenti appresi in uno stile proprio” spiega D’Orazio. L’opera gli spalancò le porte per Roma, dove si sarebbe trasferito l’anno successivo.
- La scuola di Atene (1509-1511) Nel 1508 Raffaello, su chiamata del Papa Giulio II, si trasferisce a Roma e inizia la sua ascesa nel Rinascimento italiano. L’opera in questione è un affresco “con straordinari gruppi di figure” racconta al Ducato lo storico dell’arte D’Orazio. Situata nella Stanza della Segnatura dei Palazzi Apostolici, è uno degli affreschi più rilevanti del Vaticano. Lo aiutarono i collaboratori della Bottega, come Giulio Romano e Giovanni da Udine, “pittori di altissima qualità, degli veri e propri alter ego di Raffaello” spiega Costantino D’Orazio.
- Trionfo di Galatea (1512) Conservato nella Villa Farnesina di Roma, l’opera è una “vera e propria celebrazione d’amore” spiega Costantino D’Orazio. Nell’affresco è raffigurata la ninfa del mare della mitologia greca Galatea, circondata, in un clima di grande caos, da angeli, nereidi e tritoni. I colori utilizzati sono tutti accesi e spicca, al centro dell’opera, il rosso della veste della protagonista. Questa è una di quelle opere che ha influenzato anche tre secoli dopo la Confraternita dei Preraffaelliti, attivi in Gran Bretagna nell’età vittoriana, tra il 1837 e il 1901.
- Ritratto di Baldassarre Castiglione (1514-1515) Uno dei tanti quadri di Raffaello esposti all’estero, quest’opera si trova al museo del Louvre di Parigi, in Francia. “La mia preferita” dice al Ducato D’Orazio. Il ritratto raffigura l’omonimo umanista e diplomatico, al servizio dello Stato della Chiesa, del Marchesato di Mantova e del Ducato di Urbino. Da segnalare che nel 1514, sei anni dopo il suo arrivo a Roma, Raffaello gestiva dieci cantieri di opere d’arte contemporaneamente: “Mai nessun altro lo ha fatto” racconta D’Orazio.
- La Fornarina (1518-1519) “La donna che il Sanzio ha amato e forse sposato” spiega D’Orazio, autore nel 2015 del libro Raffaello Segreto, testo che riporta aneddoti e retroscena della breve vita del pittore urbinate, morto a soli 37 anni. Proprio fino al 6 aprile del 1520, Venerdì Santo di quell’anno, l’opera che raffigura la donna nuda ritratta dal vivo rimase nello studio privato di Raffaello. Lei è Margherita Luti, la figlia di un fornaio di Trastevere, mestiere che dà proprio il soprannome Fornarina all’opera, ora in mostra a Palazzo Barberini, nella Galleria Nazionale d’Arte Antica.
- La Trasfigurazione (1518-1520) L’ultima opera della carriera di Raffaello, realizzata in tempera grassa su tavola, si trova nella Pinacoteca Vaticana, inserita nel cammino dei Musei Vaticani. Il pittore urbinate non riuscì a completare l’opera che venne posta sul suo letto di morte nei giorni finali della malattia. La parte finale venne infatti conclusa da Giulio Romano, altro personaggio del Manierismo, tendenza artistica che conta su “opere confortanti, che rafforzano e tranquillizzano lo spettatore” chiude D’Orazio. Lo stile tipico di Raffaello Sanzio.