di ELIA FOLCO
URBINO – Il biliardino è notoriamente un gioco da spiaggia: durante l’estate, tra un tuffo in mare e l’altro, capita spesso di fare una partita tra amici con addosso solo il costume da bagno e la sabbia nelle infradito, ma a Urbino questa disciplina, che quest’anno festeggia il 70° compleanno in Italia, è una delle più praticate. Praticamente tutti i bar della città hanno almeno un calcio-balilla davanti a cui ragazzi e adulti passano i loro pomeriggi durante l’aperitivo, e può capitare che tra di loro si nascondano anche alcuni campioni, che magari non sapevano neanche di esserlo.
Uno di questi è Simone Ambrogiani, che da più di dieci anni porta avanti la sua passione: “Fino al 2009 lavoravo a Falconara, poi per motivi di salute sono tornato a Urbino, dove sono nato e cresciuto. Qui ho conosciuto un ragazzo con cui ho iniziato a giocare con regolarità. Ogni mercoledì ci vedevamo per sfidarci, e da lì ho iniziato a coltivare l’interesse anche per le competizioni. Ho partecipato a tornei un po’ in tutta Italia, fino al torneo nazionale nel 2014. Una bella esperienza”.
Paese che vai, usanze che trovi
Dal momento che non esiste una federazione italiana di biliardino riconosciuta dal Coni, non esiste nemmeno un regolamento unico come per il calcio, ma ci si trova a giocare con diversi tipi di tavoli. “Durante i tornei – racconta Simone – si giocano sempre due partite, con la gara di andata nel campo usato da uno dei giocatori, e la seconda giocata nell’altro campo. Alla fine passa chi fa il miglior punteggio nelle due sfide”. Sono tantissime le cose che possono cambiare da un biliardino a un altro: dalla forma degli omini alle manopole, per non parlare poi dei regolamenti: “Ho conosciuto giocatori un po’ da tutto il mondo – dice Simone – e solo noi in Italia siamo contro il gancio (il colpo messo a segno ‘passando’ la pallina da un giocatore all’altro sulla stessa stecca ndr). Nel resto del mondo è quasi un fondamentale. Poi da noi si gioca molto sull’intensità, a differenza del resto del mondo dove conta più il cambio di ritmo e la tecnica”.
La storia del biliardino
Ma come nasce il calcio balilla? Si sviluppa contemporaneamente nei vari stati europei tra le due guerre mondiali, ma è dal ‘47 che inizia la produzione industriale, in Francia. In Italia arriverà tre anni dopo, nel 1950, quando incomincia ad affermarsi come vero sport. Da allora sono nati sempre più tornei, fino alla prima edizione della Coppa del mondo nel 1998. La federazione internazionale nasce invece nel 2002.
Il nome “calcio-balilla” deriva dal nome del genovese Giovan Battista Perasso, detto il “Balilla”, parola che nel genovese del ‘700 significava “piccola palla”. La figura di Perasso, giovane rivoluzionario che si oppose all’impero asburgico che nella metà del ‘700 occupava il territorio italiano, era stata riportata alla ribalta dal fascismo quale simbolo di patriottismo contro gli invasori stranieri, diventando il simbolo dell’Opera nazionale balilla istituita dal regime.