di GIULIA CIANCAGLINI
URBINO – Don Andreas guida a Urbino quattro parrocchie – Duomo, Annunziata, Ca’ Staccolo e San Giovanni in Pozzuolo – e ha stilato l’“anagrafe parrocchiale”, per tirare il bilancio dell’anno che si è appena concluso. Il sacerdote ha stampato, fotocopiato e distribuito nelle sue chiese un foglio con il numero dei sacramenti celebrati, suddiviso per battesimi, cresime, matrimoni e funerali. Nelle sue parrocchie sono state dette 105 messe funebri e soltanto 4 messe nuziali.
LA DEMOGRAFIA – Così Urbino si spopola. Il sociologo: “Migrazione verso la costa e calo della natalità”
“Balza innanzitutto agli occhi – si legge nel foglietto – il forte scarto esistente tra battesimi e funerali, e di conseguenza l’esiguo numero di matrimoni, per altro del tutto assenti (da diversi anni!) tanto all’Annunziata, quanto a Ca’ Staccolo”. Don Andreas si riferisce soprattutto ai suoi parrocchiani quando li invita a vivere “il nuovo anno con uno slancio e una grinta sempre nuovi”, ma il dato, a suo dire, porta a una domanda “che si impone a ciascuno e, nello stesso tempo, alla comunità tutta”.
Oltre a quelle gestite da lui, la città di Urbino conta sei parrocchie, dove altre 17 coppie sono andate all’altare per dire “sì, lo voglio”. Tra queste, 15 hanno scelto la chiesa di Cavallino. Il Comune aggiunge, nel suo registro, 22 matrimoni civili e 14 con rito concordatario, probabilmente celebrati in chiese che si trovano fuori dal territorio urbinate. Chi sceglie di sposarsi in chiesa spesso preferisce farlo fuori dal centro storico o in un altro comune piuttosto che tra i vicoli della città ducale: in tutto il 2019, soltanto quattro nuove coppie potranno vantare uno scatto del grande giorno che abbia come sfondo i torricini.
“Non credo che sia soltanto per un fatto di comodità perché per i matrimoni si può entrare con la macchina fino a Piazza Rinascimento – spiega Giovanni Papi Renzetti, medico di Urbino – Noi abbiamo scelto Cavallino perché il Duomo è chiuso per restauro e quindi non potevamo sposarci nella Chiesa più grande e bella”. Giovanni ha sposato Lucia quasi cinque anni fa ma quando parla di quel giorno si emoziona ancora e racconta: “Cavallino ha un fascino particolare, è una chiesa in campagna, una pieve in cima a un colle con un bellissimo panorama e poi è una chiesa romanica”. La coppia non l’ha scelta soltanto per puro gusto. “Sia io che mia moglie siamo legati affettivamente a quella chiesa, io per gli scout e lei perché ci andava sempre con la nonna quando era piccolina”.
La riflessione lanciata da Don Andreas guarda soprattutto alla vita sacramentale dei suoi fedeli ma si inserisce in un quadro più generale: negli ultimi quindici anni il numero di matrimoni in città è lentamente diminuito. A Urbino, tra il 2005 e il 2009, in media, 69 coppie si sono sposate e, nei cinque anni successivi, la media si è abbassata a 56. Questo dato dipende, in parte dallo spopolamento della città, ma anche dall’invecchiamento della popolazione e dal fatto che le coppie decidano di sposarsi più tardi. “Eravamo fidanzati già da nove anni, ma per noi era importante che fosse una scelta consapevole”, conferma Giovanni.
Nel 2004, i matrimoni in chiesa sono stati, nell’intero Paese, più del doppio (169.637) di quelli in Comune (79.332). Rispetto a quindici anni fa, il numero di unioni con rito civile è cresciuto e si è avvicinato sempre di più a quello delle unioni celebrate in chiesa. La regione ha anticipato questa tendenza nazionale. Nelle Marche il numero di matrimoni civili ha superato quello delle unioni religiose nel 2015, in Italia soltanto nel 2018.