Coronavirus, l’ospedale di Urbino non accoglierà più pazienti positivi. Lo ha deciso la Giunta regionale

URBINO, 12 MAR. – Il nuovo piano sanitario regionale esclude l’ospedale di Urbino dalla rete di strutture individuate per l’assistenza dei pazienti positivi al Coronavirus. Lo ha deciso oggi la Giunta regionale, come comunica il Gores. Oltre a Urbino, anche gli ospedali di Fano e Fabriano e alcune aree operative dell’ospedale Riuniti di Ancona, della struttura di Macerata, Amandola e Ascoli saranno dedicati esclusivamente alle persone non positive alla Sars Cov 2.

Il Gores ha riferito al Ducato che i positivi al Coronavirus sono stati già trasferiti in altre strutture.

Tutti gli altri ospedali del servizio sanitario regionale saranno impiegati per assistere le persone contagiate. Per le donne in gravidanza che hanno contratto il virus e hanno bisogno del ricovero il punto di riferimento diventa l’ospedale di Civitanova Marche, che garantirà percorsi sicuri e isolati.

La Giunta ha anche deciso di “potare” le prestazioni sanitarie in questo momento di difficoltà: saranno garantite soltanto le attività più urgenti, concentrate in sessioni dedicate e sicure dal punto di vista epidemiologico, come quelle con priorità di ricovero di tipo “A”, ossia entro un mese.

Per quanto riguarda l’attività ambulatoriale vengono mantenute anche qui le prestazioni strettamente necessarie,  quelle di classe “U” (entro le 72 ore) e “B” (entro 10 giorni), mentre vengono riprogrammate le attività “D” (entro un mese) e “P” (120 giorni).

Fanno eccezione a questa riorganizzazione le richieste in urgenza e le seguenti categorie di pazienti: soggetti in terapia anticoagulante orale, con malattie rare, oncologici, donne in gravidanza, bambini sotto i 14 anni, ai quali sarà sempre garantito l’accesso diretto.

Durante tutta l’emergenza Coronavirus, inoltre, è sospeso il meccanismo del Malus introdotto dalla regione, che obbliga al pagamento della prestazione sanitaria anche chi non si fosse presentato senza disdire la prenotazione nei due giorni lavorativi precedenti l’appuntamento.

La Giunta, dopo una discussione con i sindacati di categoria, ha anche elaborato le linee di indirizzo per permettere ai 300 operatori sanitari positivi al Coronavirus ma asintomatici, attualmente in isolamento domiciliare, di rientrare in servizio con le dovute protezioni.

Il Gores ha confermato che il personale sanitario positivo asintomatico potranno riprendere a lavorare prima della fine del periodo di isolamento domiciliare “opportunamente coperti con i dispositivi necessari evitando il rischio di contagio”.

(aggiornato alle 11 del 13 marzo)

(f.c.)

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