Coronavirus: la storia del dottor Bracci, primo medico guarito a Pesaro

di GIACOMO PULETTI

URBINO – Un ritorno alla vita e al lavoro. Un ritorno alla normalità, insomma, per quanto si possano definire normali i giorni che la provincia di Pesaro e Urbino sta vivendo tra angosce e speranze.

Il dottor Roberto Bracci, medico di base di Pesaro, 67 anni, descrive in questi termini la sua guarigione dal Coronavirus. Si è ammalato il 28 febbraio, pochi giorni dopo la visita a un paziente risultato poi positivo al tampone per il Coronavirus, ed è ora divenuto il primo medico della provincia ad essere dichiarato cinicamente guarito, pochi giorni fa.

Il disagio provocato al suo fisico dal virus è cresciuto in modo serrato: prima qualche linea di febbre, sempre più alta, e una forte tosse, diventata a poco a poco più intensa e fastidiosa. Fino al 3 marzo, quando il responso del tampone è implacabile: positivo. Il dottor Bracci se lo aspettava, tanto che nei giorni precedenti, quando in Italia ancora nessuno temeva la crescita esponenziale dell’epidemia, si era già messo in auto-isolamento per paura di contagiare qualcuno.

“Il virus è molto debilitante, ho avuto 8-10 giorni di febbre fino a 38,5 e una forte tosse, che mi ha spesso provocato difficoltà respiratorie – racconta il medico al Ducato -. Ho perso quattro chili e quando ho notato che la febbre non si abbassava ho temuto il peggio”.

E invece, giorno dopo giorno, il peggio è stato scongiurato grazie a una cura a base di antibiotici e antivirali, senza la necessità di ricovero. Fino alla scomparsa della febbre e ai due tamponi di conferma dell’avvenuta guarigione, certificata sabato 27 marzo. Forse anche grazie al fatto che Bracci è uno sportivo da sempre, tanto da andare ancora oggi tre volte la settimana in palestra.

Passata la febbre il medico si è rimesso al lavoro, compiendo diagnosi telefoniche da casa per quanto possibile accurate e fornendo le ricette ai pazienti in via telematica.

“L’epidemia è stata una vera e propria tempesta, totalmente inaspettata – ragiona il medico -. All’inizio sono mancati guanti, camici e mascherine soprattutto per i medici più a contatto con i malati e questo è stato un problema, ma la violenza con cui siamo stati colpiti deve garantire una certa clemenza di giudizio. Certo, veder morire persone di 45-50 anni portate via in poco giorni dal virus è davvero tragico…”. 

Tuttavia lascia trasparire qualche segno di ottimismo, espresso con la massima cautela. “A Pesaro la situazione sembra in leggero miglioramento – spiega – non arrivano più telefonate di febbre alta improvvisa e i miei colleghi in ospedale riferiscono che gli accessi al pronto soccorso sono in diminuzione. Ma non dobbiamo abbassare la guardia”.

Soltanto tra molto tempo, secondo il medico, torneremo a vivere appieno la nostra quotidianità, anche se l’epidemia lascerà strascichi dei quali tenere conto. “La vicenda cambierà l’atteggiamento delle persone anche perché entreremo in una crisi economica importante – commenta Bracci -. Il nostro sistema valoriale potrebbe esserne modificato: dal punto di vista clinico credo che certe ipocondrie o attenzioni a patologie poco gravi forse verranno ridimensionate”.

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