di ALICE POSSIDENTE e VALERIO SFORNA
Non è un’università per forestieri. Sembrerebbe il titolo di un film, quello del 2007 dei fratelli Coen, e invece è la realtà che emerge analizzando l’andamento di immatricolati e iscritti alle università marchigiane.
Quattro atenei diversi tra loro per storie, indirizzi e percorsi di studi. L’Università di Macerata, fondata nel 1290, è la più antica delle quattro. L’Università di Camerino, nata nel 1336, tristemente toccata prima dal terremoto del 1997, poi da quello del 2016. L’Università di Urbino, dal 2003 intitolata a Carlo Bo, magnifico rettore per cinquantaquattro anni – non a caso a Urbino è chiamato il “Duca” -, fondata nel 1506 e statale solo dal 2006. La Politecnica delle Marche è la più “giovane” delle quattro visto che ha “solo” 51 anni.
In media, negli ultimi 16 anni, il 66% degli immatricolati è residente nelle Marche. Si tratta di atenei radicati al territorio. Territorio martoriato nel 2016 da un violento terremoto che ha fortemente impattato l’urbanistica e l’economia, ma non ha intaccato le immatricolazioni e le iscrizioni universitarie. Anzi, le politiche economiche favorevoli e le agevolazioni hanno permesso che le iscrizioni dopo il sisma del 2016 crescessero.
INDICE:
Gli atenei stanno bene?
Terremoto sì, ma non nelle iscrizioni
Radici ben salde nel territorio
Università a misura di studente
La provenienza geografica
Come arrivo all’università?
Gli studenti internazionali nelle Marche
I fuori sede dove alloggiano?
Le università “rosa”
Iscritti e immatricolati: gli atenei stanno bene?
Nel periodo che va dall’anno accademico 2003/04 a quello 2018/19 il trend degli iscritti è in crescita in tutti e quattro gli atenei. In particolare, gli iscritti alla Politecnica delle Marche, in questo intervallo di tempo, aumentano del 44%. Percentuale simile per Camerino. L’Università di Macerata, nello stesso periodo, supera il +60% e Urbino tocca quota +22%.
Significativo è quello che accade dal 2008 al 2011, quando tutte e quattro le università toccano il picco massimo di iscrizioni. Urbino raggiunge quota 15mila e trecento nel 2007/08, Camerino sfiora 7.200 iscritti l’anno dopo, Macerata 11mila nel 2009/10 e Ancona 16 mila l’anno successivo. Dopo questo quadriennio, in tutte e quattro le università, gli iscritti registreranno dei cali.
Bisogna considerare, però, che il dato delle iscrizioni dipende da molte variabili: immatricolazioni, rinunce, trasferimenti e lauree.
Per questo abbiamo analizzato anche i dati sulle immatricolazioni. Osservando il grafico sugli immatricolati si evince che nel 2003 – anno da cui parte la nostra analisi – gli immatricolati totali (9000) nelle quattro università sono superiori a quelli del 2018 (8600). C’è un picco nel 2003, un minimo nel biennio 2010-12 (7400) e poi una risalita nel 2018. In 15 anni le università marchigiane hanno visto immatricolarsi 121mila studenti a fronte di 111mila laureati.
Terremoto sì, ma non nelle iscrizioni
Se ad Ancona e a Urbino il terremoto del 2016 non ha lasciato segni impattanti sugli edifici, non si può dire lo stesso di Macerata e, soprattutto, di Camerino.
A Macerata sono quasi impercettibili ai più distratti. Ma le tracce del sisma ci sono. Nelle facoltà non è raro imbattersi in porte chiuse, con avvisi che segnalano l’inagibilità delle aule e di biblioteche. Anche i ricordi sono ancora vividi: basta scambiare due chiacchiere con studenti di vecchia data o con gli amministrativi.
A Camerino, invece, i danni sono molto più evidenti. In alcune parti della città il tempo sembra essersi fermato al 24 agosto del 2016. Il centro storico, ancora oggi, è “zona rossa”. Invalicabile.
L’università, già martoriata dal sisma del 1997, così come altri edifici, è stata ricostruita più a valle. La città si è “spostata”. Le singole facoltà sono sparse in strutture moderne, costruite in breve tempo.
Contrariamente a quanto si possa immaginare, però, il sisma del 2016 non ha impattato sulle immatricolazioni e iscrizioni alle università marchigiane. Anzi, tutte e quattro le università, dopo il terremoto, hanno registrato un trend in salita nel corso dei tre anni successivi.
Angelo Brincivalli, presidente di Erdis Marche (l’Ente regionale per il diritto allo studio), spiega che la regione Marche dopo il terremoto ha avuto un incremento del fondo integrativo statale. Si tratta della “quota di denaro che lo stato dà alla regione per le borse di studio. Mediamente è stato un milione di euro l’anno, negli ultimi 3 o 4 anni, ma soprattutto all’inizio la quota era più ingente”.
L’effetto del terremoto del 2016 è stato ammortizzato abbastanza bene con una politica di riduzione delle tasse. “Politiche per tutti, al di là dell’Isee. Gli iscritti a Camerino, in particolare, beneficiavano dell’esenzione delle tasse” conclude Brincivalli.
[aesop_gallery id=”291804″]“I disagi che il terremoto ha creato sono stati notevoli – spiega Francesco Adornato, rettore dell’Università di Macerata – ma in qualche modo siamo riusciti ad arginarli. Abbiamo avuto circa 8000 metri quadrati di spazi inagibili, spazi importanti come l’aula magna e l’antica biblioteca”. L’università però ha subito provato a rialzarsi: “Abbiamo reagito dopo otto giorni, riaprendo l’ateneo”.
L’Università di Camerino ha reagito prontamente al terremoto “L’ateneo è stato l’attore principale della ripartenza” dice Matteo Altobelli, 27 anni, studente a Camerino all’epoca del sisma.
Questo fa capire l’importanza che l’università ha nell’economia della città.
Radici ben salde nel territorio
Delle quattro università, solo quella di Camerino, con meno di 10.000 iscritti, viene classificata come piccola università. E, secondo la classifica Censis del 2019 è al primo posto tra i piccoli atenei. L’Università Politecnica delle Marche, quella di Macerata e l’Università di Urbino, avendo dai 10.000 ai 20.000 iscritti, sono invece catalogati come medi atenei e si trovano nella classifica Censis rispettivamente al quinto, ottavo e decimo posto.
Non trattandosi di grandi università, e non avendo delle specificità che le differenziano dagli altri atenei italiani, raccolgono un bacino di studenti provenienti per la maggiore dalle Marche. In media, negli ultimi 16 anni, il 66% degli iscritti è residente proprio nelle Marche.
Sono, di fatto, università radicate nel territorio, che mancano di quell’appeal nazionale e internazionale capace di attirare studenti da fuori regione. Questa tendenza però si ritrova in tutte le università del territorio italiano ad eccezione delle grandi realtà come i politecnici (soprattutto quelli di Milano e Torino) e i mega atenei (Bologna, Padova, Firenze e La Sapienza a Roma), atenei che hanno capacità di raccogliere, per la loro storia, per la fama e per l’offerta formativa, studenti da tutta Italia e dal mondo.
Università a misura di studente
“Mi trovo bene qui all’Università di Macerata anche se per molte cose siamo rimasti al 1290.” dice Luca Pagliari, studente di Giurisprudenza. “Siamo indietro con le lezioni online e con le piattaforme digitali. Mia sorella studia alla Bicocca di Milano, un altro pianeta”, continua.
Ma se, da un lato, la scarsa digitalizzazione rende i quattro atenei meno appetibili, dall’altro le università marchigiane si rivelano essere a “misura di studente”. Il rettore dell’Università di Macerata, Francesco Adornato, per esempio, non di rado va a pranzo a mensa. Lo definisce ironicamente un “laboratorio di rivelazioni”. Gli studenti lo riconoscono, gli si siedono accanto e insieme scambiano quattro chiacchiere.
“In aula non eravamo in tantissimi”, dice Jacopo Antonucci, neolaureato in Ingegneria meccanica all’Università Politecnica delle Marche. “Non ho mai avuto difficoltà a parlare con i professori, sono sempre stati disponibili”. Jacopo è anconetano e ha deciso di rimanere a studiare in casa. “La triennale la faccio qua, mi sono detto, poi ci penso per la magistrale. Alla fine mi sono trovato così bene che ho deciso di rimanere”.
Per Davide Di Amario, abruzzese, ex studente di Economia a Urbino, il fatto che la città si sia rivelata poco più di un paese è stato un vantaggio. ”Riesci a stringere amicizia con tutti, non solo con i compagni di ateneo. Sotto questo punto di vista si vive appieno la vita universitaria” dice Davide, che durante il primo anno da fuori sede aveva come coinquilini un siciliano e un curdo. “Il fatto che è un medio ateneo facilita il rapporto con i professori – continua – tutto avviene in maniera più diretta”.
Rispetto alle grandi città, però, la vita universitaria delle Marche “non offre granché”, dice Jacopo.
La stessa percezione viene confermata da Aurora Tadini, studentessa di Economia a Urbino: “Finito di studiare, in città molto spesso ci si annoia. Al di là di quei due o tre pub Urbino non offre molto”.
Aurora viene da San Felice Circeo, un comune sul mare, in provincia di Latina. Ha scelto Urbino perché ne aveva sentito parlare bene, soprattutto per le prospettive lavorative future. È al secondo anno di economia ma per la magistrale ha intenzione di cambiare aria. “Il centro storico di Urbino è a misura di studente – continua Aurora – ma assolutamente non prevedo di continuare i miei studi qui. Ho bisogno di un posto più grande, con più servizi”.
I “pacchi da giù” parlano abruzzese, la provenienza geografica
Gli studenti provenienti da fuori regione sono, in media, il 34% degli immatricolati nel corso dei 16 anni. Sono residenti soprattutto nelle regioni confinanti: Abruzzo, Lazio ed Emilia Romagna. L’unica eccezione è la Puglia.
Guardando il grafico sulla provenienza provinciale si nota che le province più colorate sono quelle lungo la dorsale adriatica, zone servite dalla linea ferroviaria e da strade a scorrimento veloce.
In particolare, l’Abruzzo è la regione da cui proviene il maggior numero di “forestieri”, quasi il 7% degli immatricolati in questi 16 anni. La media si alza al 20,6% se si calcola la proporzione degli studenti da fuori regione escludendo i marchigiani. Seguono i pugliesi (6% con i marchigiani, quasi il 18% senza). Poi i romagnoli (4,5% con i marchigiani, 14% senza).
Davide Di Amario è uno degli studenti che dall’Abruzzo ha scelto le Marche. Classe 1995, originario di Nereto, un paese di 5400 abitanti in provincia di Teramo – la prima provincia extra marchigiana da cui provengono i fuori sede. “Saranno più o meno due ore di auto, con i mezzi più di tre. Da casa mia si vede sia il Gran Sasso che il mare, è un posto bellissimo. Però per studiare avevo bisogno di allontanarmi da casa”, dice.
Per fare un esempio concreto, gli abruzzesi immatricolati, in totale, nelle quattro università erano 462 nel 2003 e nel 2018 sono quasi 800. Aumentano negli anni anche gli emiliano-romagnoli e i pugliesi. Calano invece gli studenti provenienti dalla Lombardia e dalla Campania.
Ma proviamo a cambiare prospettiva. Cosa succede se mettiamo in relazione gli iscritti alle università delle Marche provenienti da una data regione rispetto alla popolazione studentesca totale della regione stessa? L’Abruzzo resta al primo posto. Sorprende il Molise che con il 4% di studenti, sale al secondo gradino del podio, superando Emilia Romagna e Puglia (regioni con molti più studenti in valore assoluto).
L’eccezione pugliese
La Puglia è la regione non confinante da cui provengono più studenti fuori sede. In particolare, il 7 % degli immatricolati (escludendo gli studenti residenti nelle province marchigiane), in media, nei 16 anni, proviene dalla
provincia di Foggia. “Il giovedì sera, nei pub e nei locali, non è raro sentire parlare in dialetto pugliese, soprattutto salentino” conferma Giuseppe Caldarelli, marchigiano, studente di Giurisprudenza a Macerata.
Oriana Calì, 22 anni di Taranto, è una dei tanti studenti che dalla Puglia si è trasferita nelle Marche per studiare. Frequenta la facoltà di Scienze politiche all’Università di Macerata, è al terzo anno. Ha scelto Macerata dopo un incontro di orientamento alla fiera di Bari “Ho visto il loro stand e fra le altre università è stata quella che mi è piaciuta di più”, dice con in un marcato accento tarantino.
Come arrivo all’università? I (tanti) pendolari su e giù per la regione
Giuseppe Caldarelli e Luca Pagliari sono due studenti marchigiani pendolari, entrambi iscritti a Giurisprudenza a Macerata. Viaggiano in macchina, ogni giorno. Giuseppe è di Tolentino, Luca di Civitanova Marche. “25 chilometri all’andata e 25 al ritorno da Civitanova. Non prendo i mezzi perché sono comodo, già mi devo adeguare agli orari dell’università, figurati se ho voglia di rischiare con Trenitalia” dice Luca. Per Giuseppe, invece, utilizzare l’auto è ancora più comodo “ci metto 10 minuti”.
La situazione trasporti nelle Marche è un tasto dolente: lo ammette anche il rettore Adornato. “A Macerata c’è una ferrovia a un solo binario (sulla linea ferroviaria Civitanova Marche – Fabriano, ndr). Abbiamo difficoltà anche con i mezzi su gomma. Da tempo abbiamo richiesto un biglietto unico per tutti i trasporti in città. Queste materie però non sono di competenza dell’università ma c’è un tavolo comune con studenti, prefettura e società di trasporti”.
A Camerino, invece, la ferrovia non arriva nemmeno. La stazione ferroviaria più vicina è a Castel Raimondo (a 13 chilometri) e da lì è disponibile un servizio navetta.
Situazione simile a Urbino, dove la ferrovia a binario unico è stata dismessa nel 1987. Ora 45 chilometri, molti saliscendi e tornanti separano la città ducale dalla stazione ferroviaria più vicina, quella di Pesaro.
Gli studenti dell’Università di Camerino, però, godono dei mezzi pubblici urbani gratuiti. Per i pendolari è invece
disponibile un servizio navetta, un autobus al mattino e uno a sera a lunga percorrenza “Ci sono corse per Ancona e San Benedetto”, conferma Matteo Altobelli. Matteo, però, a Camerino, preferisce muoversi in auto, tra rotatorie e sensi unici, a suo agio con la sua panda azzurra.
Ad Ancona la stazione ferroviaria c’è ma le facoltà sono sparse per la città e, di fatto, lontane dalla stazione. La Politecnica delle Marche ha avviato una convenzione con Trenitalia, chiamata “Politecnica Link”, che permette soluzioni integrate con viaggio in treno più bus di Trenitalia per arrivare direttamente in università.
Angelo Brincivalli, presidente di Erdis Marche, ammette che “la nuova legge attribuirebbe agli enti per il diritto allo studio compiti anche sui trasporti e per favorire mobilità però – continua – non ci sono stati finanziamenti per intervenire”.
Essere studenti internazionali nelle Marche
Gli studenti stranieri iscritti alle università marchigiane provengono da 95 paesi del mondo, dall’Afghanistan allo Zimbabwe. Eppure, i quattro atenei delle Marche di stranieri non ne attraggono molti. Si noti che per “studenti stranieri” qui, s’intende studenti regolarmente iscritti all’università, escludendo quindi i programmi di scambio come Erasmus e Overseas.
In 16 anni, su circa 130mila immatricolati, solo 6800 erano stranieri (il 5,2%). Nei 16 anni si sono immatricolati a Urbino 2500 stranieri circa, ad Ancona 1900, a Camerino 1200 (numeri, in percentuale, considerate le dimensioni dell’ateneo, non bassi rispetto alle altre tre università) e a Macerata, cucchiaio di legno, 1100 immatricolati stranieri.
Nella “classifica” degli stranieri, al primo posto, ci sono gli albanesi, il 18% circa. Numeri non irrilevanti: tra gli immatricolati stranieri 2 su 10, in media nei 16 anni, sono albanesi.
Seguono i greci, che rappresentano il 14% degli immatricolati stranieri nei 16 anni. Poi i sammarinesi col 10% (che si concentrano soprattutto a Urbino, per la vicinanza geografica). A seguire rumeni (8,3%) e cinesi (5,5%). Dato curioso è che il Perù con il 2,94% supera il Marocco che ha il 2,90%.
Afari, da New York a Camerino: “Amo la città per il silenzio”
“I momenti di silenzio sono la cosa che più caratterizzano questo posto. O ti diverti un sacco o non c’è nulla da fare”. A parlare è Afari, originario del Ghana, ha scelto Camerino per i suoi studi seguendo il consiglio di amici e conoscenti che già studiavano qui. Prima viveva a New York. Studia Biologia, facoltà con corsi in italiano e inglese.
Camerino è con Urbino l’ateneo più “internazionale” delle Marche. “Mia sorella più grande è venuta qui per migliorare l’inglese e qui c’era, già 10 anni fa, uno dei pochi posti in Italia in cui fare lezione interamente in inglese” ci dice Matteo Altobelli.
A Camerino c’è sempre stata un’alta percentuale di studenti stranieri, anche grazie alle convenzioni con università cinesi o vietnamite. “Conosco un ragazzo del Galles, ha fatto la magistrale di fisica e ora fa il dottorato e un ragazzo vietnamita che studia informatica. A pensarci più che degli europei si percepisce la presenza di extracomunitari” continua Matteo Altobelli.
Gli studenti albanesi, figli della grande migrazione
Secondo il rettore dell’Università di Macerata, Adornato, l’alta percentuale di albanesi ha origini storiche: “Le Marche, come tutta la parte adriatico-ionica, sono da sempre spazio di arrivo del popolo albanese” spiega. “Basti pensare al ‘500, quando gli Ottomani riconquistarono l’Albania e tanti cittadini albanesi, guidati dal loro eroe nazionale Giorgio Scanderbeg, sono scappati”. Non solo: “Negli anni quaranta un nostro rettore e grande costituzionalista, Cosentino Mortati – ricorda Adornato – era un calabrese di origine Arberesche”.
Tra gli studenti dalla doppia nazionalità ci sono anche i figli di emigrati, di seconda generazione. Uno di loro ci si avvicina, casualmente, nella facoltà di Economia a Macerata. “Io sono macedone di origine albanese – ci racconta -. Però sono qui da quando ero piccolo, sono arrivato con la mia famiglia”. Non ci dice come si chiama “Possiamo farti qualche domanda in video?” “No, non sarebbe giusto nei confronti dei miei genitori. Loro si sentono italiani e io sono italiano. E poi non avrei riferimenti, non avrei modo di comparare le due situazioni.” Ci spiega che i flussi di emigrazione, dall’Albania, sono cominciati 20, 30 anni fa. “Io appartengo alla seconda generazione, quella che ha cominciato a studiare e frequentare l’università”.
Il caso degli studenti greci
Se invece si guarda agli iscritti (e non agli immatricolati) la maggior parte degli studenti stranieri viene dalla Grecia.
In questi 16 anni la curva delle iscrizioni dei greci è in costante calo. Questo fenomeno è ben percepibile osservando sul grafico la linea gialla, quella degli iscritti greci all’Università di Camerino. Nel 2003 quasi il 70% degli iscritti stranieri era greco, nel 2019 meno del 15%.
Due fattori hanno inciso nell’andamento delle iscrizioni degli studenti greci: la terribile crisi economica del 2011, e l’aumento di studenti stranieri provenienti da altre nazioni (se i greci calano e gli “altri” stranieri aumentano, la quota percentuale degli iscritti provenienti dalla Grecia di conseguenza si riduce).
Che i greci, soprattutto in passato, venissero a studiare in Italia (e nelle Marche), ce lo conferma un dipendente del consolato greco, al porto di Ancona. Anche lui si è laureato ad Ancona, in economia. “Erano gli anni Ottanta, altri tempi, ero giovane – dice, sorridendo -. Dagli anni Cinquanta gli studenti greci hanno “invaso” le università italiane. Da noi erano a numero chiuso”.
La migrazione degli studenti greci è durata in maniera massiccia fino alla metà degli anni Novanta. Ed è rimasta stabile fino alla prima decade degli anni Duemila, poi la crisi economica ha cambiato tutto. Oltre al sistema universitario, anche la vicinanza geografica e culturale ha giocato un ruolo importante.
Dove abitano i fuori sede? Al secondo posto per numero di posti letto in studentato
Le Marche sono la seconda regione italiana per numero di posti letto in studentato. Sono precedute solo dal Trentino Alto Adige, regione però a statuto speciale e con un sistema diverso di finanziamenti.
“Fino al 2016 ci aggiravamo attorno ai 3500 posti letto – dice Angelo Bincivalli – poi c’è stato il terremoto, che ha determinato la chiusura di qualche collegio a Camerino ma allo stesso tempo c’è stata la creazione di nuovi studentati. Ad oggi la regione Marche ha circa 4000 posti letto. Quasi tutte le realtà soddisfano i bisogni, abbiamo problemi su Macerata, dove il numero dei fuorisede è superiore al numero dei posti letto. A Urbino, fino a quest’anno, si è riusciti a soddisfare la domanda, così come a Camerino e ad Ancona”.
In ogni caso, agli studenti idonei ai quali non viene assegnato un alloggio Erdis viene comunque garantita una quota in denaro (quasi 2000 euro) per il pagamento dell’affitto.
Ma affittare case da privati, magari perché non si è borsisti, non sempre ha i suoi vantaggi: Aurora Tadini, dice che a Urbino la maggior parte degli appartamenti sono vecchi, fatiscenti e invasi dalla muffa. Davide Di Amario, che ha scelto Urbino per la triennale, racconta che il più delle volte è difficile persino avere una connessione WiFi. Oriana Calì ha preso casa in pieno centro a Macerata: “In singola pago 200 euro, le doppie costano intorno ai 160. Le case in genere sono molto vecchie, così come i mobili”. Le problematiche legate agli affitti sono le stesse in tutte le città. Solo Camerino, forse, fa eccezione. Matteo Altobelli, che per vivere ha scelto i dormitori dell’Erdis, ci racconta che affittare una stanza da privati a Camerino non è nemmeno troppo costoso. “I prezzi sono intorno ai 200 euro e gli appartamenti sono belli. Sono tutti in zona nuova”.
La maggior parte degli immatricolati è donna: Urbino il 62% Macerata supera il 70%
La maggior parte degli studenti delle università marchigiane sono di sesso femminile. In 16 anni, dei 130 mila studenti immatricolati, 73 mila erano donne e 57 mila uomini. In particolare, all’Università di Urbino su circa 40 mila immatricolati totali, 25 mila sono donne e 15 mila uomini. A Macerata, su 26 mila immatricolati totali, 18 mila sono donne e 8 mila uomini. In termini percentuali, a Urbino le donne rappresentano il 62% della popolazione studentesca e a Macerata il 70%. Il dato è attribuibile all’offerta formativa delle università: Lettere e filosofia e Scienze della formazione sono, infatti, tra le facoltà con più iscritti sia a Urbino che a Macerata.
Fonti e note metodologiche: I dati sulle immatricolazioni e iscrizioni sono stati ricavati dal database pubblico dell’Anagrafe Nazionale Studenti, fornito dal Ministero della Pubblica istruzione, consultabile al link anagrafe.miur.it. Gli anni di riferimento (gli unici disponibili digitalmente) vanno dal 2003/04 al 2018/19.
Per la classifica delle Università italiane è stato consultato il report del Censis dell’8 luglio 2019.
I dati sui numeri dei posti letto negli studentati delle Marche ci sono stati forniti direttamente dall’Erdis.