di DAVIDE GRESTA ZUCCHI
URBANIA – Il cuore del Montefeltro, l’Alta Valle del Metauro, era conosciuto in Italia e all’estero come “la Valle dei Jeans” fino ai primi anni 2000. Ma c’è stato un salto negli anni recenti che sta creando altrettanto interesse: la “Valle dei Jeans” si sta trasformando nella “Valle green” della moda. Nell’antica Casteldurante grandi aziende che trattano il denim (tessuto di cotone spesso e resistente di colore blu indaco, usato principalmente per i jeans) per l’alta moda prêt-à-porter hanno saputo anticipare i tempi sul fronte della riconversione ecologica e questo le ha rese competitive sul mercato. Una mossa vincente anche durante la pandemia. Una avanguardia consolidata, anche se molte fabbriche locali hanno via via dovuto chiudere.
E anche sul versante della sicurezza non sembrano esserci particolari problemi, come racconta Andrea Piccolo, segretario generale per Pesaro e Urbino della Filctem (la Federazione dei lavoratori di chimica tessile energia manifatture) della Cgil “Denunce di infortuni negli ultimi anni non ci sono state”. Anche se la sua preoccupazione più grande è per le tantissime richieste di cassa integrazione negli ultimi 12 mesi: “La paura è che lo sblocco dei licenziamenti faccia emergere un numero di esubero di lavoratori e lavoratrici importante”.
Ma intanto le aziende di avanguardia come il gruppo Ips e Moda Italia e l’Ideal Blue si sviluppano, anche perché si distinguono sul fronte della sostenibilità e lavorano con i più noti gruppi francesi del settore “Luxury fashion”.
“Lo suggerì un cliente, e noi abbiamo iniziato subito”
Le due società International Promo Studio S.r.l. (Ips) e Moda Italia S.r.l, facenti capo alla holding SNG (Star New Generation S.p.A.) compongono un gruppo leader nella progettazione e produzione di abbigliamento sportswear. Ips, che ha una sede distaccata anche a Misano Adriatico, è nata nel 1995, programma e realizza capi di abbigliamento per uomo, donna e bambino. Ce la hanno raccontata Elena Pontini, Csr e chemical manager di Ips e Anna Maria Barzi, amministratore di Moda Italia. Le loro aziende lavorano con una trentina di prestigiose maison della moda che fanno del “Made in Italy” il cardine della loro strategia produttiva. Punto di forza nel rapporto con i clienti è saper anticipare le loro necessità e quindi intuirne le linee future. I primi passi nell’ottica della riconversione ecologica sono stati mossi alcuni anni fa per assecondare la “vision” di un importante brand, l’evoluzione recente vede le aziende investire significativamente aumentando l’organico con personale esperto e dedicato e concentrando l’attenzione dove l’impatto ambientale è di maggior rilevanza. Le aziende hanno mappato l’intera filiera produttiva, che conta oltre 300 partner, in funzione del livello di rischio chimico ed ambientale.
“Il progetto più importante in sostenibilità, realizzato tra il 2020 e il 2021, è il 4Sustainability” spiega Pontini, mediante l’applicazione del protocollo “Chemical management 4sustainability” ha l’obiettivo finale di eliminare le sostanze tossiche e nocive dai processi produttivi. Significativi sono stati anche gli investimenti in innovazione, tra cui l’acquisto di una macchina dedicata al taglio combinato che permette di eliminare totalmente l’uso della plastica e della carta, assicurando un eccellente livello qualitativo, una notevole efficacia produttiva e riducendo l’impatto ambientale. “La pandemia ha avuto impatto negativo sul fatturato 2020 del -15%”, riferisce Barzi, nonostante ciò le aziende hanno continuato ad investire per salvaguardare il benessere dei dipendenti, dei partner della filiera e nello stesso tempo per perseguire l’obiettivo di miglioramento continuo nei diversi aspetti del business. La strategia si è rivelata vincente, spiegano, alla luce dei risultati conseguiti nella prima parte dell’anno e delle ottime prospettive per la conclusione dello stesso. Un risultato decisamente lusinghiero rispetto all’andamento del settore moda nazionale.
“La nostra riconversione green? Per etica personale”
Silvia Moretti, figlia degli imprenditori Piero Moretti e Teresa Stocchi, in qualità di owner ci guida nella Ideal Blue Manifatture S.p.A. I genitori iniziarono a lavorare come fasonisti per poi dedicarsi al settore denim di fascia alta. Oggi la IB lavora per una quindicina di celebri brand di moda “ready to wear” a prevalenza francese. La loro riconversione green è iniziata sei anni fa per convinzione, per non tradire i loro valori etici. In seguito, quando le grandi firme hanno chiesto sostenibilità, la Ideal Blue era già pronta per soddisfarle al meglio. Si è cominciato con attenzioni basilari: raccolta differenziata, riciclare gli scarti dei tessuti, stipulare contratti energetici che consentissero di utilizzare una fonte di energia rinnovabile. “Evitiamo trattamenti nocivi quali il permanganato e il cloro ad alta concentrazione, comunemente utilizzato per schiarire” afferma Moretti. Non utilizzano metalli pesanti, Pvc, formaldeide, Ogm e loro enzimi: si ottengono gli stessi risultati con trattamenti similari non dannosi per l’ambiente. Inoltre la carta e il cartone utilizzato, dal packaging alle etichette, proviene da una certificata gestione forestale responsabile.
“Gli investimenti più significativi che abbiamo fatto di recente sono: il laser, la stampa digitale e il tetto con pannelli solari” ci dice Silvia. La nuova tecnologia laser consente di poter scolorire un capo senza utilizzare dei prodotti chimici. Ed è una rivoluzione per quel che riguarda il lavaggio, che con i metodi tradizionali è la fase maggiormente inquinante del denim. Un altro passo avanti è stato quello di inserire un nuovo reparto di stampa digitale. Si stampano dunque i tessuti usando colori che sono certificati Gots (Global organic textile standard). È una certificazione Icea (Istituto per la certificazione etica ed ambientale) che si basa sull’ispezione e sul controllo con validazione in loco dell’intera filiera tessile: lavorazione e commercio. È invece in fase di attuazione sul tetto dell’edificio un impianto a pannelli solari per diventare totalmente sostenibili dal punto di vista dell’energia. Anche loro assicurano di rispettare rigorosamente l’elenco di sostanze chimiche da evitare nelle industrie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature. “Un investimento che avverrà nel 2022 è quello di cambiare tutta la flotta macchine che in questo momento va a diesel per passare all’elettrico” conclude Moretti. L’azienda ha usufruito dei fondi inerenti al bando regionale “Impresa e lavoro 4.0”. E i risultati si vedono: nel 2020, in totale controtendenza con gli andamenti generali del settore, l’Ideal Blue ha registrato una crescita di circa il 30%, espandendo presenza sul mercato e aumentando i dipendenti.
Non è una moda ma uno stile di vita
Il segreto del successo di queste altisonanti company della vecchia Valley of Jeans in un periodo così nero per l’economia è proprio quello di aver cominciato a scommettere presto sulla sostenibilità, che è diventata oggi il tema delle collezioni. Ai brand del lusso bisogna infatti essere in grado di garantire un prodotto che abbia almeno il 90% degli attributi di sostenibilità legati al processo produttivo. L’essere green non è solo una moda, ma l’evoluzione di uno stile di vita che – dicono tutti i protagonisti della “Valle Green” – sarà sempre più considerato e indispensabile.