di CECILIA ROSSI
URBINO- “Buonasera signore e signori, questo non è uno spettacolo”. Si alzano queste parole da un piccolo palco di fronte a Palazzo Ducale. A pronunciarle è un tipo stravagante: capelli ricci e arruffati, ma vestito di tutto punto con camicia bianca, panciotto nero e pantaloni scuri ed eleganti. Impossibile non pensare al proprio professore del liceo, o almeno a una sua caricatura ben riuscita. Flavio Balsamini si presenta così sul palco di Urbino Teatro Urbano ne L’oro della commedia, quella che lui definisce “una lezione-spettacolo per un pubblico curioso”.
Proprio di una lezione si tratta, in grado di catturare spettatori dalle età più disparate, dai tanti adulti ai diversi bambini presenti: una piccola messinscena per un insegnamento universale. Materia di studio: la commedia teatrale, snocciolata un secolo alla volta, a partire dall’analisi di un attore e uno stile particolare. Professore in cattedra: Flavio Balsamini, attore e regista teatrale pugliese, allievo di Giorgio Strehler, autore e interprete dell’opera. Aula: piazza duca Federico, all’aperto e sotto il cielo scuro e terso di un luglio urbinate, con un leggio che fa da appoggio a un grande quaderno da cui “il professore” legge gli appunti per commentare i filmati proiettati su un telo alle sue spalle.
La serata prende vita non appena Balsamini inizia a cambiar voce. Assume prima quella di Ettore Petrolini, massimo esponente del teatro di varietà, mentre fa ripetere al pubblico-classe, in coro come scolaretti, una delle sue gag più famose, all’interno dell’opera Nerone: urla prima l’attore “Grazie!” e il pubblico lo interrompe con “Bravo!” e lui tronca a sua volta con “Prego!”, ripetuto infinite volte, a velocità diverse, quasi a creare una poesia collettiva. La lezione si fa interattiva e gli spettatori ridono e imparano al tempo stesso.
Dopo è la volta del teatro ottocentesco: arriva Totò nello struggente, ma anche esilarante, monologo ‘A livella che racconta, in napoletano, di come siamo tutti uguali di fronte alla morte. Al grido di “T’à piaciata?” compare in scena anche Antonio Petito, la più celebre maschera di Pulcinella; e poi tocca a Carlo Goldoni a rappresentare il ‘700 con le sue pungenti commedie sulla nobiltà; e a Francesco Andreini, soprannominato capitan Spaventa, con la sua poesia surreale sui temi della vita, del dolore e della morte.
Pare un classico tributo ai grandi attori che hanno fatto la storia della commedia. Ma il lavoro di Balsamini non si ferma solo al far rivivere sul palco, per una notte, autori che non possono più calcarli.
Occhiali appesi sulla scollatura del gilet, penna tra le dita che ondeggia ad ogni cambiar di rima, il “professore” parla al suo uditorio di come a farci ridere, spesso, sia la tragedia insita nella commedia. Lo spettacolo infatti apre, senza alcuna presentazione, con un cortometraggio animato di un duello fra cowboy nel lontano West. La morte surreale, tipica dei cartoni, di due sfidanti crea ilarità tra il pubblico. Balsamini, entrando in scena, commenta: “duplice omicidio con risata”, a cui ne segue un’ulteriore. In un cerchio perfetto, l’attore congeda così i presenti prima degli applausi: “Più hanno voglia di piangere e più si divertono”.