di CECILIA ROSSI
Facebook ha fornito dati errati ai ricercatori. A scoprirlo è stato il professore Fabio Giglietto, docente dell’Università di Urbino ‘Carlo Bo’, esperto di social media. Lo racconta il New York Times, che cita l’accademico perché è stato il primo ad accorgersi dell’errore compiuto dalla compagnia statunitense. Giglietto è anche un docente dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino.
Tre anni fa, Facebook aveva fornito a dei ricercatori universitari dati riguardanti le modalità di interazione dei suoi utenti, così che potessero studiare i processi che portano al fenomeno della misinformazione, ovvero la diffusione di notizie false in modo involontario o irresponsabile.
Nel tempo, i dati ricevuti sono stati utilizzati per portare avanti diversi studi accademici, che si rivelano ora inutilizzabili. Facebook avrebbe in realtà fornito i dati di interazione solo di una metà dei cittadini statunitensi presenti sul social media, e non di tutta quanta la popolazione iscritta, come aveva invece dichiarato. Una portavoce della compagnia ha spiegato che l’errore sarebbe di natura tecnica, riferisce il quotidiano Usa.
L’articolo del New York Times racconta che il professor Giglietto ha scoperto questa inesattezza andando a confrontare i dati che Facebook ha rilasciato pubblicamente il mese scorso a quelli forniti esclusivamente ai ricercatori. Si giungeva a due risultati molto differenti tra loro.
“È un’ottima dimostrazione di come, nonostante la poca trasparenza, si possono raggiungere dei grandi risultati” ha commentato il professore, che, con il suo lavoro, ha fatto emergere una problematica che porterà i ricercatori a compiere maggiori verifiche sui dati forniti dall’azienda di Mark Zuckerberg.