di DAVIDE FANTOZZI
URBINO – Conferma tutto, Salif Pape Cisse, noto anche come Kevin. L’attaccante di 25 anni dell’Urbino Calcio ha raccontato al Ducato ciò che è successo in campo domenica. Di quell’epiteto, “mangiabanane”, da parte del portiere del Montefano Calcio, Marco Rocchi. L’accusa di razzismo è stata mossa dalla società gialloblu via social e poi con un comunicato stampa. “Tutto è cominciato dal fallo di un mio compagno di squadra (Diomande Mory, ndr) che è stato espulso. Il portiere avversario è andato a inveire contro l’arbitro e lì gli ho detto di calmarsi. Mi ha insultato, ma non ci ho dato peso”.
Insultato più volte
Poi di nuovo un confronto e questa volta, secondo il giocatore, agli insulti si sono aggiunti epiteti razzisti: “Ho fatto ostruzione durante un rinvio e lui mi ha detto ‘mangiabanane del cazzo’. Anche i suoi compagni lo hanno sentito e gli hanno detto di stare zitto. Il numero 5 e il loro capitano, l’11, sono venuti da me l’azione dopo e hanno detto che avevo ragione e di lasciarlo stare”. Come già riferito al Ducato dal presidente della squadra ducale, Andrea Pazzaglia, Pape conferma che l’insulto sarebbe stato ripetuto più volte nel corso della partita, “tanto che il suo capitano a un certo punto gli ha detto di chiedere scusa, ma non è mai venuto da me né si è mai scusato”. Le accuse, va detto, sono state smentite dal presidente del Montefano, ma Pape ha molti dettagli da aggiungere.
INSULTI RAZZISTI – Presidente Montefano respinge le accuse. “Noi insultati”
Alla fine dell’incontro, vinto per 1 a 0 dal Montefano, il portiere avrebbe riavvicinato Pape, schernendolo di nuovo con un “avete perso, eh, mangiabanane?”. A quel punto, l’attaccante dell’Urbino dice di aver reagito: “L’ho spinto due volte. Non lo avrei picchiato – chiarisce immediatamente – ma mi stava dicendo quelle cose perché sapeva che non potevo fare niente”. La terna arbitrale non ha preso provvedimenti durante l’incontro, e nemmeno nel finale. Il giocatore di origini senegalesi racconta che almeno uno dei guardalinee si è reso conto della situazione: “Mi ha detto ‘sì, ho sentito, ma non posso fare niente’”. L’Urbino calcio, in un comunicato, ha fatto sapere che andrà avanti, portando registrazioni e testimoni a prova di quello che è accaduto.
“Ci ho fatto il callo”
Dice di star bene, Pape, perché ormai per lui è una triste abitudine su un campo da calcio di provincia: “Non è la prima volta che succede. Prima giocavo in Lombardia e lì c’è tanto razzismo. Mi sono fatto il callo”. Pape ha giocato nelle giovanili dell’Atalanta, poi allo Scanzorosciate e all’Albinoleffe. “È brutto dire queste cose, spesso i dirigenti dicono che è uguale a qualsiasi altro insulto, ma non è così. Sono di un colore diverso, ma uguale a voi. Le persone possono dire di capirti, ma non capiranno mai”.
Riguardo alla possibilità di lasciare il campo in segno di protesta, l’attaccante ammette di averci pensato: “Forse un paio di anni fa avrei fatto così, ma sono maturato. Le persone devono sapere che queste cose succedono, se me ne fossi andato sarebbe stato peggio”.
Sulle reazioni dell’Urbino – l’espulsione dell’allenatore Maurizio Montalti in seguito all’offesa razzista nel primo tempo, col punteggio ancora sullo 0 a 0, e la rissa sfiorata nel finale – a Pape trema la voce. “Il mister si è fatto espellere per me. Conosco i miei compagni da pochissimo tempo, e arrivato qui mi sono trovato subito a casa. Questa è stata una prova di quello che loro mi vogliono far vedere e che mi hanno detto prima che firmassi per questa società. Non me l’aspettavo, non tutte le persone fanno così, alcune fanno finta di niente, se ne dimenticano dopo la partita. Invece poi ho ricevuto tanti messaggi sul gruppo di squadra. L’Urbino calcio è stato con me una famiglia. Mi ha fatto sentire come fossi un loro figlio da proteggere. Li ringrazio tanto”.