di IRYNA GULEY
testo raccolto da Alice Tombesi e Sara Spimpolo
Sono appena uscita dal bunker. Se prima ignoravo e cercavo di non reagire al suono delle sirene perché pensavo che forse eravamo al sicuro nell’ovest dell’Ucraina, oggi mi sono svegliata con le esplosioni. Ancora. Hanno bombardato nell’Ovest, anche dove sono io adesso. Cerco di reagire a questi suoni di sirene solo che è buffo che non riesca a farlo in tempo. Quando finalmente sono vestita, la sirena smette di suonare. Sono finalmente riuscita a scendere nel bunker. È una stanza con le sedie dove ti siedi con i colleghi e chi c’è nell’edificio. Non so se è una stanza dove puoi sentirti al sicuro con queste esplosioni. Ci sono state di mattina. Quando ho sentito questi suoni tutto l’edificio dell’albergo ha cominciato a tremare. Non è un bunker, è una stanza sottoterra. Non so se può proteggerci da qualcosa. In ogni caso è meglio che stare nella stanza vicino a una finestra. Noto che ho una piccola paura di stare vicino alle finestre anche senza sirene. Quando posso cerco di starne lontana.