DI EMILIA LEBAN
URBINO -“Carmen Yanez, una di quelle donne e autrici che stanno dritte in piedi nella vita”. La definizione è di Luis Sepulveda, il compagno di una vita drammatica e avventurosa. E, probabilmente, è proprio questa la sensazione che hanno provato studenti e professori che hanno affollato il rettorato dell’Università di Urbino per ascoltarla. Alla poetessa cilena – nella Giornata mondiale della poesia – è stato conferito il prestigioso premio alla poesia “Tonino Guerra“ dall’Università di Urbino e dall’associazione Tonino Guerra, di cui Sepulveda è stato presidente.
Ad accoglierla Andrea Guerra, figlio di Tonino, il rettore Giorgio Calcagnini e il direttore dell’Accademia di Belle arti di Urbino Luca Cesari. “La poesia è un gesto universale che nasce dalla professione di verità – ha detto Cesari – E io non posso fare a meno di sottolineare la dimensione vera e umana di questa donna, il cui mondo d’origine le è stato tolto con violenza”. La vita e la poesia di Carmen sono infatti una testimonianza della lotta contro le dittature. Ed anche la sua vicenda privata suscita particolare impressione proprio in questi giorni che vedono famiglie separate dalla guerra.
La vita di Carmen Yanez
Nata a Santiago del Cile nel 1952, Carmen Yanez fu perseguitata dal regime di Pinochet. Riuscita a scampare dall’orrore di Villa Grimaldi – il famigerato centro di detenzione e tortura dalla polizia cilena – ha vissuto in clandestinità fino al 1981, quando sotto la protezione dell’Onu è arrivata in Svezia, dove ha cominciato a pubblicare le sue prime opere. “La cosa più difficile per me è stato dover apprendere una nuova lingua – ha spiegato la poetessa – Ma la parte più dolorosa è stato il pensiero di non poter tornare a casa”. Il Cile per lei è un luogo d’infanzia, ha raccontato, e a lei piace ricordarlo così, nonostante gli anni di terrore che il paese ha vissuto dopo il golpe.
“I paesi latino americani e la Spagna hanno sofferto per molto tempo la dittatura – ha spiegato Yanez – In queste nazioni ci sono sempre state forti ingiustizie sociali che hanno condotto a delle rivolte popolari, represse molto duramente”. E poi, la separazione forzata dal marito, anche lui perseguitato e poi espulso dal Cile: per molti anni hanno perso le tracce l’uno dell’altra. Lei, inevitabilmente, lo ha creduto morto. Fino a quando, un giorno, si sono ritrovati in Europa. E si sono sposati una seconda volta.
L’amore per Sepulveda
“Il loro è stato un amore al quadrato”, ha commentato Cesari, prima di lasciare la scena all’incontro con la poetessa, mediato da Giovanni Draconza, autore e docente di letteratura e cultura spagnola all’Uniurb, che ha tradotto in italiano gli interventi di Yanez. “Ricordo i bei momenti che ho trascorso a Urbino”, ha detto come prima cosa la poetessa, spiegando, che per lei “la poesia è una passione, una necessità. Un atto di intuizione che nasce dalla solitudine”. Le sue poesie sono il riflesso delle difficoltà che l’autrice ha dovuto affrontare: “La realtà è molto più credibile della finzione. Produce ferite che solo la poesia può curare”.
“Ricevere il premio ‘Tonino Guerra’ è una cosa meravigliosa – ha detto Yanez al Ducato – È un onore riceverlo durante la Giornata mondiale della Poesia”.
L’incontro si è chiuso con una poesia di Yanez dedicata al marito: “Ignoranti della luce che circondava l’innocenza, eravamo così felici amore mio, attraversando tutte le strade e ridendo degli ostacoli di pietre e grandine”.