di DAVIDE FANTOZZI
URBINO – Sabato 14 e domenica 15 maggio al Teatro Sanzio andrà in scena lo spettacolo All that fall, organizzato dalla Scuola di scenografia Accademia di Belle Arti di Urbino. La cornice dell’evento è quella del festival TeatrOltre, che vede tra i promotori l’Amat (Associazione marchigiana attività teatrali) e il Comune di Urbino.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, il vicesindaco Massimo Guidi ha parlato del recente accordo raggiunto per la proposta di candidatura dei teatri storici delle Marche come patrimonio Unesco. Per le 62 strutture sarebbe “un’occasione unica per numero e valore immateriale”. Valore, quest’ultimo, dato proprio da chi il teatro “lo vive e lo fa vivere”: in particolare gli studenti, per i quali il vicesindaco si dice “particolarmente felice che possano vivere un’esperienza tra queste mura”. La collaborazione tra Scuola di scenografia e Teatro Sanzio ritorna per la prima volta dal 1983.
Docenti emozionati nel “teatro corpo storico e vivo”
Per il direttore dell’Accademia, Luca Cesari, lo spettacolo “esprime le qualità dei giovani”, che sono riusciti a creare “una gemma, da ripetere in futuro. Sono emozionato per quello che stanno facendo”. Il professore e scenografo Francesco Calcagnini è ancora più emozionato di Cesari: “I teatri sono una macchina delicatissima – sussurra mentre accarezza con lo sguardo i suoi alunni –, corpo storico e corpo vivo di ciò che viene fatto in quel momento”.
Il percorso triennale di progetti vede quest’anno come tema “il rapporto maniacale col dover fare”, mentre lo scorso era la teoria dell’abitare. “Stiamo ancora pensando a cosa fare l’anno prossimo”, afferma Calcagnini. Per la buona riuscita dello spettacolo serve “la piena collaborazione” tra le parti, dato che All that fall è stato interamente prodotto dalla Scuola di scenografia.
Autori-studenti per la “dignità nella sconfitta”
La drammaturgia è infatti opera della studentessa Maria Arena, che spiega l’iter della performance. “Siamo partiti prima dalla progettazione. La drammaturgia è arrivata in un secondo momento, una volta che il nucleo principale della storia era venuto a galla”, dice guardando dritta davanti a sé. Un sorriso le increspa le labbra quando afferma che il titolo dello spettacolo “è stato rubato senza ritegno” da un dramma radiofonico di Samuel Beckett. “Non ha nulla a che vedere con quello che abbiamo fatto – puntualizza –, ma lo spettacolo parla di cadere”.
Gli studenti della Scuola hanno “sentito la necessità di raccontare quei momenti in cui non è obbligatorio essere felici”. E qui Arena fa una breve pausa. Una frazione di secondo in un discorso che fino a quel momento era scivolato via ben scandito. Per la prima volta da quando ha preso parola, le sue pupille perdono di vista l’orizzonte e si abbassano. “Cadere non è sempre un risvolto negativo, anzi. A volte bisogna lasciarsi cadere”, continua. “C’è molta dignità nella sconfitta in una società che ci spinge sempre a cercare la via positiva e soffocare la sofferenza”. Per Arena, infatti, “c’è bisogno di stare un po’ male”.
Emanuele Rebecchini, anche lui studente, si è invece occupato della drammaturgia video. “Lo spettacolo parla del rapporto tra l’uomo e l’artificiale dopo due anni di pandemia”, dice. Un rapporto che ha avuto i suoi pro e contro, “che ci ha resi un po’ meno soli, ma ci ha allontanati”. Il digitale rappresenta un’opportunità per investigare le pieghe dell’uomo, perché “entra, sostituisce, aggiunge qualcosa alla realtà prettamente materiale”.
Lo spettacolo si terrà sabato 14 alle ore 17:30 e 21 e domenica 15 alle ore 17:30. Il costo del biglietto è di 3 euro, 3.44 se si compra online.