di Cristina Rita Cirri
URBINO – Il fenomeno “Barbienheimer” – termine coniato dalla giornalista Cristina Battocletti per descrivere il successo nelle sale cinematografiche mondiali di Barbie, film di Greta Gerwing e Oppenheimer del regista Christopher Nolan – ha mostrato come un prodotto vintage di oltre due e tre ore sia ancora in grado di riportare nelle sale i giovani, gli stessi che dopo la pandemia hanno continuato a preferire le piattaforme streaming al cinema. Questo ritorno nelle sale ha mostrato che è la qualità del prodotto a fare la differenza.
L’ultima giornata del #festivaldelgiornalismoculturale si apre con il panel “Guardare le #serieTV e il #cinema” con@CriBattocletti@ChiaraCheccagl1#GiacomoManzoli #AlessandroBizzotto #StefaniaAntonioni #fgcult23@fgcult pic.twitter.com/XRFMijq0jZ
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“Vedo che siete tanti. Evidentemente è un argomento che interessa molto”, nota Battocletti osservando la Sala del trono di Palazzo Ducale all’apertura dell’incontro “Guardare le serie TV e il cinema” al Festival del giornalismo culturale di Urbino. Attorno a lei la giornalista e critica di serie tv Chiara Checcaglini, il critico cinematografico Alessandro Bizzotto, e i docenti universitari Stefania Antonioni e Giacomo Manzoli. Si parte dalla dicotomia, proiezione in sala o salotto e divano.
Scoppia la pandemia e la crisi delle sale
Quando si parla di serie tv e film non si può non fare riferimento alla pandemia. In quei mesi il cinema ha subito danni incalcolabili, e le produzione si sono fermate. Mentre si è assistito alla “consacrazione” di film e serie tv, diventati dei compagni di viaggio fedeli su cui fare affidamento per superare le interminabili ore rinchiusi in casa, e per recuperare quei “prima o poi lo vedrò”.
Cosa preferiscono guardare le ragazze
Stefania Antonioni e Chiara Checcaglini hanno condotto una ricerca su serie tv e mondo dei “Teen”, con l’obiettivo di comprendere la percezione, soprattutto femminile, delle serie tv e per capire “Per serie teen si intendono quelle serie in cui personaggi e pubblico hanno la stessa età. Dalla nostra ricerca è emerso un dato interessante: anche le serie tv del passato sono diventate popolari tra i giovani, ad esempio Una mamma per amica, Dinasty e Prison Break”, ha affermato Stefania Antonioni.
“Sono diventate popolari anche delle serie del passato come una Mamma per l’amica e Beverly Hills. È emerso da un approfondimento fatto nelle scuole di Pesaro” racconta #StefaniaAntonioni a @fgcult
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“C’è una sorta di onnivorismo nei consumi, non solo nelle serie tv ma anche nel cinema. I giovani scelgono i prodotti da vedere in base a passaparole tra di loro, a cosa trovano sui social e alle proposte delle piattaforme, in particolare Netflix, che è quella più utilizzata” ha continuato la Checcaglini. È emersa da parte dei ragazzi la vicinanza a temi più sensibili, come le discriminazione di genere, rispetto a quelli trattati nelle due serie di maggior successo in Italia: Skam e Mare fuori che portano in scena personaggi e situazioni troppo distanti dalla realtà dei telespettatori.
“È grazie alle piattaforme e alle loro proposte del momento che vengono scelte le serie. C’è onnivorismo” #chiaracheccaglini a #fgcult @fgcult
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Senza doppiaggio per imparare il coreano
In lingua originale, concordano sempre più persone, è meglio che doppiato. È la possibilità che danno le piattaforme streaming. La ricerca ha sottolineato come questo dipenda da due fattori principali: le competenze linguistiche e dove e in che momento si trova chi sta guardando le serie.
Ma c’è di più. Checcaglini spiega che “la cosa veramente interessante che è emersa è che le appassionate di anime giapponesi e di serie coreane sono delle ‘puriste’, preferiscono cioè guardare le serie in lingua originale perché ormai riescono a comprendere quei suoni, e dunque a tradurre la lingua”. “I ragazzi non hanno più bisogno del doppiaggio perché sono in grado di tradurre e comprendere la lingua originale del film o della serie” conclude Battocletti.
Le ricerche sul consumo femminile delle #serietv: “chi guarda serie coreane e anime giapponesi impara così queste lingue” #StefaniaAntonioli@fgcult #fgcult23
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Le piattaforme streaming ammazzano il cinema?
Battocletti interroga il critico cinematografico sul destino del cinema, colpito al cuore dallo streaming. Alessandro Bizzotto risponde, in sostanza, di no: “L’esperienza audiovisiva tra serie tv e cinema cambia perché cambia il modo di vedere: il film, soprattutto se visto al cinema, ha una dimensione più intima e raccolta”. Reputa però un ottimo mezzo lo streaming perché rispetto al cinema “permette di poter vedere il nostro film preferito in qualunque momento.” Anche Antonioni dice la sua: “Le serie tv non ammazzano il cinema, non esiste un mezzo che scavalca l’altro e noi quando decidiamo cosa guardare, siamo in grado di scegliere.”
“Le #serietv non ammazzano ma accompagnano il #cinema.” #StefaniaAntonioni al #fgcult23 @fgcult #cinema #serietv pic.twitter.com/gyBdpn7WoU
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Il ruolo delle piattaforme digitali
Si passa poi a parlare delle piattaforme digitali che il professor Giacomo Manzoli ritiene un ottimo connubio con il cinema, e citando il film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio, spiega come sia stato il successo nella piattaforma Netflix, a permettere il successo anche in sala. I giovani, come afferma Manzoli “sono disposti a spendere anche 13 euro se il prodotto attira”.
#GiacomoManzoli sulla ricerca di #StefaniaAntonioni e #ChiaraCheccaglini: “concentrarsi sulla fruizione reale del pubblico delle #serietvitaliane, sono pochissime e popolari, aiuta il #giornalismoculturale” @fgcult #fgcult23
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L’evento si conclude con una riflessione sul legame tra cinema e giornalismo culturale che per Manzoli emerge dalla ricerca svolta da Stefania Antonioni e Chiara Checcaglini. Il giornalista, per essere ritenuto tale, deve anche interessarsi a quello che guardano milioni di persone e il motivo per cui lo fanno.