di Laura Nasali
URBINO – La prima lezione su come si informa un giornalista la dà Lucia Goracci, che appare sul maxischermo sistemato sul lato corto della grande Sala del trono di Palazzo Ducale. È in collegamento con il Festival del giornalismo culturale di Urbino. Nelle prossime ore partirà per Gerusalemme, il centro delle cronache di tutto il mondo: “Stiamo organizzando i voli” dice alla platea e agli altri ospiti del Festival, qui per parlare di “come si forma e cosa legge il giornalista”: Paolo di Paolo, Simone Pieranni e Piero Sorrentino. In collegamento anche Alessandra Sardoni. La lezione è quella che la prima fonte di informazione di un giornalista sono i suoi occhi e le sue orecchie: essere presente dove succedono le cose, per essere testimoni.
Come nascono le storie
Lucia Goracci sa cercare e possiede quello di cui i grandi giornalisti dispongono: i contatti con le persone. “Le immagini della rivoluzione in Iran me le hanno portate degli studenti di lingua italiana con la loro insegnante. Mi hanno consegnato le foto e i video dei primi morti. Le ho mandate in onda il giorno dopo”, racconta la giornalista.
Le parole, gli sguardi, le dichiarazioni dette in confidenza sono la base di ogni articolo. Le persone sono e rimangono il fulcro di questo mestiere, tema ribadito più volte dalla reporter nel corso del suo intervento. La vicinanza alle fonti è quindi necessaria. Fondamentale calarsi il più possibile nella realtà circostante, stando a stretto contatto con le persone e parlando la loro stessa lingua così da potersi mettere al loro stesso pari.
Fra i bombardamenti di una guerra diventa difficile, quasi impossibile, informarsi senza ascoltare le storie dei cittadini, destinati a vivere sulla loro stessa pelle una situazione altrimenti incomprensibile dall’esterno. Nei conflitti, racconta Goracci, le voci più affidabili sono quelle delle donne. “Proprio loro si misurano di più con la guerra, preparano i bambini a fuggire e si fanno carico degli anziani quando gli uomini non ci sono”. Quelle storie, grazie al giornalista, riescono a fare il giro del mondo e a dare una panoramica interna alla notizia.
“Le immagini della rivoluzione in Iran me le hanno portate degli studenti di lingua italiana con la loro insegnante. C’erano le foto e i video dei primi morti. Le ho mandate in onda il giorno dopo” #LuciaGoracci @ZiaLulli1 @fgcult #fgcult23 pic.twitter.com/v4FiDZA6Z7
— Il Ducato Urbino (@IlDucato) October 8, 2023
Le fonti però sono immerse anche in quello che può essere considerato un vero e proprio flusso digitale. I social, le chat whatsapp di giornali ed emittenti radiofoniche e televisive, sono una delle fonti di informazione per i giornalisti, come ha raccontato Sorrentino nel corso del suo intervento. Questo fa sì che le notizie siano sempre a portata di mano e di orecchio.
Molto usati nel mondo del giornalismo infatti anche i podcast. “Mi informo tantissimo attraverso i podcast perché guadagno tempo. Mentre sono in macchina o se vado a fare la spesa posso ascoltare le notizie e contemporaneamente fare tutta una serie di cose che altrimenti non potrei fare se dovessi fermarmi a leggere il giornale” ha dettoSimone Pieranni.
La lettura: strumento di conoscenza
Tra le centinaia di libri sulle scaffalature alle spalle di Alessandra Sardoni c’è sicuramente Honoré de Balzac. Lo dice lei stessa, si rifugia fra nei libri dello scrittore francese quando inizia a risentire della “frenesia dell’informazione”. Quelle pagine diventano così non solo una lettura di piacere ma anche uno strumento formativo, di conoscenza per migliorare la propria scrittura.
Per Sardoni le descrizioni minuziose di Balzac diventano un esempio da emulare nella stesura degli articoli. “Anche la capacità del ritratto psicologico che la letteratura insegna è fondamentale nel giornalismo. Chi meglio della letteratura aiuta a saper guardare” afferma Sardoni.
In un flusso senza fine di notizie, con la sensazione di avere sempre “l’acqua alla gola” per la rapidità richiesta da questo mestiere, Sardoni ha più volte ribadito quanto sia importante ritagliarsi del tempo per leggere cose che vadano oltre la lettura lavorativa. I libri, che siano romanzi o saggistica, aiutano quindi il giornalista a integrare il lavoro dettagliato tipico di questo mestiere con una visione più ampia.
L’autore a cui pensa sempre @alessandrasard1 quando ricerca uno stile minuzioso per raccontare la notizia è Honoré de Balzac e le Illusioni Perdute @fgcult #fgcult23
— Il Ducato Urbino (@IlDucato) October 8, 2023
La lettura è anche fondamentale per creare e arricchire il racconto, e fare collegamenti: “Se fai un lavoro basato solo sul giorno per giorno e non sei capace di tematizzare perdi qualcosa anche nella capacità di raccontare la quotidianità”, spiega Sardoni. Questa unione fra generale e particolare è necessaria. La saggistica, come la letteratura, sono quindi un approfondimento in grado di migliorare il risultato finale di un articolo, rendendolo diverso da tutti gli altri in circolazione.