di MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – Quando si arriva a Urbino si ha la sensazione di tornare indietro nel tempo. Così ben conservata che perfino l’Unesco da 25 anni riconosce il centro storico patrimonio dell’umanità. Ma come immaginare la “città ideale” nel 21esimo secolo? “Non lo so – dice al Ducato Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura e prosindaco di Urbino – Le città perfette non si migliorano, possono solo peggiorare”. Eppure, come sollecita anche l’Unesco, il sito non può non guardare al futuro cullandosi nella sua bellezza. Insomma, è bella ma non basta più.
Urbino alla prova delle sfide del secolo
Il sito rinascimentale deve infatti fare i conti con le sfide del nostro secolo, a partire da cambiamenti climatici, sostenibilità e rischi idrogeologici. Sono le priorità messe sotto i riflettori dall’Unesco che troveranno risposta nell’aggiornamento del Piano di gestione redatto nel 2012/2013, a cui si sta lavorando con la supervisione dell’ufficio Unesco del ministero della Cultura. “Siamo quasi agli sgoccioli. Agli inizi dell’anno lo presenteremo alla giunta”. È la promessa fatta dall’assessore al Turismo e al centro storico Roberto Cioppi.
L’Unesco ha richiesto, ad esempio, la pianificazione della gestione delle opere in casi di emergenza come un evento sismico. L’amministrazione è a lavoro su queste sollecitazioni, tentando di essere all’altezza. Per quanto riguarda la sostenibilità, ad esempio, è in corso uno studio che permette di ottimizzare lo spreco di energia negli spazi pubblici, come uffici, musei e teatri. Con Arpa verrà poi avviato un progetto sperimentale sul monitoraggio ambientale, in modo particolare sulla qualità dell’aria: “Se andiamo a vedere i dati, Urbino è all’interno di un territorio incontaminato, siamo i migliori nella regione”, continua l’assessore. Dentro questi però è importante non crogiolarsi. Non si può non tenere conto, infatti, degli eventi estremi di cui Urbino è stata vittima nell’ultimo decennio: dal nevone del 2012, al violento nubifragio del 2015 fino all’incendio del 2017 che ha coinvolto circa 200 ettari di bosco delle colline delle Cesane.
Carlo Bo il secolo scorso riconosceva quel rapporto unico che c’è “tra costruito e non costruito”. Quella perfetta armonia tra la città e il paesaggio circostante. Oggi l’Unesco (e non solo) chiede uno sforzo in più affinché questa armonia venga conservata e tramandata tra gli urbinati e da loro ai turisti. È l’obiettivo del progetto presentato in collaborazione con il dipartimento di geologia dell’Università: un percorso delle pietre nelle varie costruzioni, dall’epoca romana in poi. “Urbino è una delle poche città in cui si può vedere il substrato roccioso” ha spiegato la geologa Patrizia Santi, professoressa dell’Università di Urbino. È anche così che si cerca di immaginare la “città di ideale” del 21esimo secolo: aumentando l’offerta per intrattenere e trattenere il viaggiatore. Come annuncia Cioppi: “C’è una grande programmazione, da qui a cinque anni, con la collaborazione di tutte le energie della città e i tanti portatori di interessi”.
La tutela del “patrimonio immateriale”: la comunità
Ma tutto questo resta un progetto vuoto senza le persone. E le persone del futuro sono i giovani di Urbino, la comunità che dovrà gestire la “città ideale” del futuro. È quello che anche l’Unesco pensa come il “patrimonio immateriale” che conserva, tutela e porta avanti il patrimonio materiale. “Anche di questo deve tenere conto l’aggiornamento al Piano di gestione. Le comunità identitarie dei luoghi devono essere salvaguardate ancora di più dei beni materiali”, ha detto il presidente Icomos Italia Maurizio Di Stefano durante le celebrazioni del 25esimo. Forse è proprio così che si deve agire: puntando sulle persone. “Mi piacerebbe – dice Alberto Bruscoli, presidente del Cuum (Club per l’Unesco di Urbino e Montefeltro) – vedere una città piena di giovani orgogliosi di prendere per mano i turisti e raccontare loro tutto quello che c’è di bello a Urbino”. Perché alla fine “la cultura è l’unico bene dell’umanità che, divisa fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”.