di ANDREA BOCCHINI
URBINO – Una delibera definita “illegittima”. Alleanza Verdi-Sinistra, Europa Verdi e il comitato cittadino Eco del Montefeltro hanno illustrato oggi l’interrogazione parlamentare, che sarà presentata al ministero della Cultura, contro la variante al piano regolatore che prevede di costruire capannoni in un’area di Santo Stefano di Gaifa (Canavaccio) dove potrebbero trovarsi importanti resti archeologici. “Ci sono alternative – dicono i proponenti – per esempio strutture abbandonate al Sasso o a Talacchio”.
La variante trasforma il terreno da destinazione agricola in un’area industriale. L’appezzamento è di proprietà della società Imab, è però ad alto rischio archeologico come evidenzia uno studio redatto nel febbraio 2023. Sull’area in questione, la stessa società ha in mente di costruire un centro logistico per merci (15.500 metri quadrati di capannoni).
La variante al Prg di Urbino era stata approvata dal Consiglio comunale il 21 dicembre scorso e, ora, finirà in Parlamento grazie al quesito orale portato a Roma da Luana Zanella. La capogruppo Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera era in collegamento con la Sala degli incisori durante la conferenza stampa di presentazione alla quale erano presenti Gianluca Carrabs, esecutivo nazionale Europa Verdi, Giulio Lonzi, coportavoce Europa Verdi e Alessandro Marchetti, presidente del comitato Eco del Montefeltro.
La stessa Imab, nel 2018, aveva fatto richiesta al comune di Urbino di edificare un nuovo edificio nell’area oggetto della variante. Quando ancora il rischio archeologico poteva essere intuito, ma non era certificato. La Soprintendenza, nel settembre 2022, “evidenzia come l’area individuata ricada entro una zona di elevato e diffuso rischio archeologico, stante l’individuazione in località Canavaccio di sepolture preromane, di fornaci romane e di ulteriori frequentazioni antiche”. E poi lo studio redatto dalla ditta Tecne, su committenza del comune di Urbino che chiarisce una volta per tutte che in quell’area il rischio archeologico è alto.
“Cercare alternative nei dintorni”
“L’interrogazione che oggi presentiamo spero trovi risposta immediata da parte del governo – dice l’onorevole Zanella – in ogni caso cercheremo di sollecitare la politica in generale e l’opinione pubblica”. L’impegno è quello di salvaguardare i beni sul territorio che, secondo la Zanella, sono “a rischio solo per un’ingordigia ed una scelta non felice di un insediamento industriale laddove sono possibili alternative in aree già urbanizzate e situate nei dintorni”. L’appello è quello di non andare “a rovinare un’area a vocazione storica-archeologica che va assolutamente tutelata”, conclude la capogruppo di Avs della Camera.
“La delibera che ha approvato questa variante è illegittima – dice Carrabs – perché non ha tenuto conto di un parere importante che è quello archeologico richiesto dalla Soprintendenza”. Poi Carrabs precisa che, in gioco, non ci siano motivazioni politiche: “I Verdi non sono contro lo sviluppo, ma chiediamo solo che quello stabilimento industriale venga costruito in un’altra area”. E sulla modifica al piano regolatore di Urbino è chiaro: “La delibera dimostra il fallimento dell’amministrazione Gambini. Una variante parziale implica un’analisi accurata di quali siano le reali necessità della città”.
Stabilimenti abbandonati a Talacchio o al Sasso
È un problema che noi abbiamo a cuore perché fa parte del nostro paese, dice Alessandro Marchetti, presidente del comitato Eco del Montefeltro. E come cittadino di Canavaccio, l’invito di Marchetti è quello di “avere cura di tutto il nostro territorio perché oggi siamo chiamati alla sua tutela per le nostre generazioni future”.
Poi l’alternativa alla costruzione che non sia a Santo Stefano di Gaifa: “Pensiamo alla zona di Talacchio, al Sasso, ci sono stabilimenti abbandonati, dice Giulio Lonzi, cooportavoce dei Verdi. L’obiettivo è quello di “preservare le aree verdi che abbiamo ma allo stesso tempo fare un’opera di promozione per rimuovere l’amianto sugli edifici abbandonati”, conclude Lonzi.
“Un nuovo piano di gestione”
“A Canavaccio va verificata la situazione – aggiunge Carrabs – oggi si vuole costruire in una zona cuscinetto tra il Parco delle Cesane e la Riserva della Gola del Furlo. Il paesaggio va conservato e tutelato”. E sul piano regolatore, Carrabs sottolinea: “Se si decide di modificarlo tutto è un conto, ma non si può fare un’azione stralcio ascoltando un solo privato. Urbino ha bisogno di un nuovo piano di sviluppo”.