di RAFFAELE DI GAETANI
URBINO – Due angeli, uno di spalle e uno frontale, guardano Gesù crocifisso. Nella parte inferiore della tela, ai piedi della croce, la Madonna e San Giovanni con la sofferenza negli occhi. Sullo sfondo c’è Urbino dalla prospettiva del suo studio in via San Giovanni. Si riconosce anche il primo bastione della città urbinate: la Data. Dietro la croce, dove i colori sono più scuri, c’è anche un omaggio alla città di Roma con la presenza del Tempietto del Bramante.
Tutto questo è dipinto ne La crocifissione e i dolenti. Insieme a San Francesco riceve le stigmate, la Madonna di san Giovanni e l’immacolata concezione saranno alcune delle 76 opere di Federico Fiori, detto Barocci, che saranno esposte alla mostra monografica a lui dedicata, dal 20 giugno fino al 6 ottobre, intitolata “Federico Barocci Urbino. L’emozione della pittura” al Palazzo Ducale di Urbino. Alcune opere sono conservate alla Galleria nazionale delle Marche, altre numerosi sono i prestiti da importanti chiese italiane come Santa Maria sopra Minerva a due passi di Roma o dal Duomo di Perugia, ma ci saranno anche opere provenienti dai principali musei del mondo tra cui il Louvre di Parigi, il Prado di Madrid e il Metropolitan di New York.
La prima mostra a Urbino
“È la prima mostra dedicata a Barocci fatta nella sua città natale, un omaggio al grande pittore di Urbino nel luogo in cui si è formato” dice il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo e curatore della mostra insieme ad Anna Maria Ambrosini Massari (Docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Urbino), con Luca Baroni e Giovanni Russo. “Questo è un grande traguardo per la storia di questo museo perché è stato aperto l’anno del centenario di Barocci e già più di 100 anni fa volevano fare questa mostra” prosegue Gallo.
Urbino nelle sue opere d’arte
Il rapporto tra il pittore Barocci e Urbino è stato sempre stretto. Si ispirava a un altro personaggio importante della città come Raffaello. Barocci qui è sia nato, in un giorno non precisato tra il 1533 e il 1537, che morto, nel 1612, dopo una lunga malattia che lo costrinse a rimanere tra le colline marchigiane senza però ridurre la qualità del suo lavoro.
“Quella di Barocci è una pittura con tematica praticamente sempre sacra, ma che trasforma le storie sacre in un racconto di una quotidianità che ci racconta anche Urbino – sottolinea Gallo – il pittore rappresenta la sua città sullo sfondo dei quadri e i loro protagonisti non sono dei modelli ma sono probabilmente delle persone che frequentavano il suo studio”.
Lo stile di Barocci
Barocci è stato importante nel mondo dell’arte. Ha ispirato artistici come il Bernini o Rubens quando decorò la Chiesa di Santa Maria in Vallicella di Roma. “A spiccare è sicuramente la sua incredibile capacità di dipingere. Un pittore di una estrema abilità e di un naturalismo che ha rivoluzionato la pittura a cavallo tra 500 e 600” e sulla pittura conclude “è di un naturalismo straordinario che mescola la rappresentazione del reale con una visione emozionante e sacra della natura”.