URBINO – Da un mal posizionamento di un catetere a una disabilità permanente. Il Tribunale civile di Ancona ha ritenuto responsabili gli ospedali di Urbino e Ancona di un grave caso di malasanità ai danni di una paziente. Ad Adalgisa, sessantenne del pesarese, e ai suoi familiari, spetta un risarcimento di quasi 500 mila euro.
Come riporta sul proprio sito lo studio legale Chiarini, che ha assistito la paziente, i sanitari dell’ospedale di Urbino sono stati accusati di avere erroneamente posizionato un catetere venoso centrale in un’arteria, piuttosto che in una vena, con conseguenze definite “devastanti” per la paziente. Ad aggravare la situazione, il ritardo con cui gli operatori dell’ospedale di Pesaro lo hanno rimosso, quasi una settimana dopo. In seguito alla rimozione la paziente ha avuto un attacco ischemico transitorio evoluto in un ictus ischemico. L’evento ha stravolto la vita di Adalgisa, da donna indipendente, diventata all’improvviso dipendente dai familiari.
L’avvocato Gabriele Chiarini, specializzato in casi di malasanità, ha detto al Ducato: “Quando succedono degli errori così gravi sarebbe serio e responsabile da parte del sistema sanitario farsene carico senza costringere una paziente, che ha subito dei danni, e i suoi familiari, a un iter legale lungo, complicato e oneroso. Sarebbe serio e responsabile che il sistema sanitario se ne facesse carico, riconoscesse l’errore e raggiungesse una soluzione conciliativa per cercare in qualche modo di indennizzare la paziente capitata vittima di questi eventi. Gli errori succedono, perché siamo tutti fallibili, anche gli operatori e le strutture sanitarie lo sono. Bisogna però farsi carico delle conseguenze”.
m.c.v.