di MARIA SELENE CLEMENTE E MARTINA TOMAT
URBINO – Bisogna aguzzare la vista. A un viaggiatore distratto quelle pennellate d’azzurro potrebbero passare inosservate. In fondo ben si nascondono tra campi, vegetazione e arbusti. Affacciandosi dal finestrino dell’auto nelle campagne di Tavullia si possono scorgere due laghetti artificiali, distanti l’un l’altro appena qualche chilometro. Uno di questi appartiene a Giancarlo Gasparrini, proprietario insieme al figlio dell’omonima azienda agricola. È stato creato circa 36 anni fa, sacrificando una parte di terreno. Una necessità: “Una volta non c’era nemmeno la condotta pubblica e mancava l’acqua quindi bisognava raccogliere quella piovana. Lo utilizzavamo per l’allevamento, per il mais e per irrigare le barbabietole. Ci è costato circa 30 milioni delle vecchie lire ma abbiamo usufruito anche di sussidi regionali”.
Quello di Giancarlo non è un caso isolato: a Tavullia anche l’azienda ortofruttifera Signoretti si è munita di laghetto. Una soluzione che torna d’attualità in questa estate di emergenza idrica culminata con la mancanza d’acqua in alcune zone di Urbino per ben tre giorni. “La siccità c’è sempre stata nel pesarese ma quest’anno si fa sentire di più- spiega ancora Giancarlo- e per via di un inverno con poca pioggia e senza neve il lago non si è riempito”.
Le barbabietole, una coltura preziosa che ha un forte bisogno d’acqua
Eppure il problema della carenza d’acqua non ha avuto effetti tangibili su tutte le aziende del territorio: “Anche perché sono poche le colture che in zona richiedono molta acqua – continua Gasparrini che, sullo slancio della passione per il suo lavoro, racconta nel dettaglio al Ducato anche molte curiosità: “La barbabietola da zucchero per esempio ha bisogno di essere irrigata molto. Ma era molto più coltivata anni fa. Ora stanno ricominciando a prendere piede ma una volta nelle nostre zone c’era una filiera che dava lavoro a un sacco di gente, curando tutti i passaggi: dalla preparazione del terreno, al seme, ai trasporti fino alla lavorazione, si andava avanti fino a Natale. Ora stanno tornando gli incentivi, vedremo. Da noi crescendo nella siccità le barbabietole avevano più gradi zuccherini. In altre zone fanno più quintali ma da noi la resa era maggiore”.
Il dibattito in Consiglio comunale
A Urbino il problema dell’acqua è stato scoperchiato all’improvviso a inizio settembre quando alcuni rubinetti sono rimasti a secco per tre giorni. Il primo cittadino ha deciso di non emanare ordinanze nonostante la Regione avesse rivolto, a luglio, un appello ai sindaci per agire in questo senso e prevenire una crisi che si è poi manifestata, come accade ormai di frequente: “Si tratta solo di un palliativo che tutti gli amministratori prendono per non responsabilizzarsi” ha dichiarato al Ducato il sindaco Maurizio Gambini e ha aggiunto: “Da un lato mi fa piacere che manchi l’acqua perché altrimenti gli amministratori non si prenderanno mai la responsabilità di fare le cose che ho detto. Al momento ci mancano 10 litri al secondo e allacciando il Burano al Nerone potremmo risolvere. È da dieci anni che ne parliamo. Ma non è stato fatto e le responsabilità sono tutte dell’Autorità di ambito territoriale ottimale (Aato), dell’assemblea dei sindaci dell’Aato e del presidente che non sta operando nella maniera corretta”.
Di tutt’altro parere il consigliere Federico Scaramucci, contrariato per la mancanza di trasparenza nei confronti della cittadinanza: “Io stesso non ho avuto l’acqua e non lo sapevo pur ricevendo le comunicazioni interne. Nessuno ne era al corrente: per tre giorni i cittadini di Ubino e le attività commerciali e imprenditoriali non hanno avuto l’acqua. Lo trovo molto grave.” Sono in tutto 17 i sindaci (su 50 comuni che compongono il territorio provinciale), a non aver emanato alcuna ordinanza per contrastare la siccità.
Due cisterne per fare fronte alla crisi idrica
Per contenere i disagi arrecati alla cittadinanza, Marche Multiservizi, è intervenuta mettendo a disposizione due cisterne d’acqua, di 5.000 litri ciascuna, nel piazzale di Mercatale e a Mazzaferro.
Per Michele Ranocchi, direttore dell’Aato, raggiunto al telefono dal Ducatoha queste cisterne sono “l’ultimo rimedio disponibile” a fronte di una situazione di grave sofferenza idrica. Rispetto alla proposta di Gambini ha preferito non esprimersi, rimettendosi al confronto che si terrà sul tema in occasione della prossima assemblea con i sindaci del territori.
Un problema che c’è anche quando la pioggia battente lo nasconde “sotto gli ombrelli”. Andrà affrontato. I laghetti artificiali non sono di certo una novità ma una delle soluzioni da ripescare.
(hanno collaborato Cristina Cirri e Andrea Bocchini)