Fgcult 2024 – Contro il turismo mordi e fuggi c’è l’effetto festival

di MARIA DESSOLE

URBINO – Tre giorni e due notti, un soggiorno lungo per un turista che viene nella città ducale. La permanenza media per chi la visita è di otto ore. Arriva la mattina presto, quasi sempre con la propria auto, oppure con un pullman organizzato. Il visitatore ha già un itinerario definito e non si fa distrarre: la mattina gira il centro storico e poi pranza in fretta con una crescia sfogliata, il piatto tipico di Urbino. Nel primo pomeriggio riprende il tour, riuscendo a infilare nell’arco di poche ore una visita al Palazzo Ducale, alla casa natale di Raffaello Sanzio e al Duomo. Per le 18:00 è già in macchina, diretto verso la prossima tappa. Contro ogni aspettativa legata alla posizione geografica della città ducale, il turismo a Urbino è rapido.

Effetto festival

Nel primo fine settimana di ottobre il turismo mordi e fuggi potrebbe rallentare. A trattenere, e intrattenere, i turisti per tre giorni – un lasso di tempo triplo rispetto alla media dei soggiorni – c’è il Festival del giornalismo culturale (FgCult), giunto alla sua dodicesima edizione. “Credo fortemente che il sistema dei festival possa incrementare la rinomanza della città e al contempo contribuire alla sua vita e alla prosecuzione del suo ruolo di capitale delle arti e della cultura. È sicuramente una grande opportunità per richiamare un pubblico vasto e al contempo specializzato sui temi relativi al festival”, secondo il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo.

“Questo evento attira un turismo lento, visitatori che cercano un’esperienza articolata su più interessi oltre all’arte, al paesaggio e all’architettura”, spiega Stefano Brachetti, responsabile della promozione e della comunicazione della Galleria Nazionale delle Marche di Palazzo Ducale.

Stefano Brachetti, responsabile della promozione e della comunicazione della Galleria Nazionale delle Marche di Palazzo Ducale

L’effetto festival sulle strutture ricettive

Il circuito di eventi al quale Urbino fa da cornice durante l’anno – tra questi nella prima settimana di ottobre anche Biosalus, il festival nazionale del biologico e del benessere olistico – avrebbe dunque un impatto sulla qualità del turismo. Abbiamo chiesto ad albergatori e ristoratori del centro storico la loro impressione. “Sono dell’idea che questi appuntamenti aiutino tantissimo la città. Attirano persone che apprezzano Urbino non soltanto nei suoi palazzi e nei suoi musei. Ci accorgiamo che durante i festival i visitatori rimangono più a lungo perché tornano da noi anche la seconda sera”, racconta Luca Resta dell’Osteria Gula. Della stessa idea è Aldo Pasotti dell’Osteria Km 0: “I festival servono per dare un’immagine di Urbino come centro vivo”.

Tra gli alberghi che hanno riscontrato un aumento del numero di prenotazioni per il primo fine settimana di ottobre ci sono Palazzo Giusti Suites and Spa e l’albergo Italia, entrambi nel centro storico: “Le richieste si concentrano prevalentemente su ponti e festività, ma c’è più turismo anche in concomitanza degli eventi culturali, che non richiamano solo gli addetti ai lavori” spiega Ignazio dell’albergo Italia. Più scettico il proprietario dell’albergo San Giovanni, Enzo Cecconi: “Senza i festival e gli eventi culturali più o meno sarebbe lo stesso. Urbino lavora con il Palazzo Ducale, la casa di Raffaello, la fortezza Albornoz e le varie chiese. Resta un turismo velocissimo, già nel primo pomeriggio i visitatori sono scomparsi”.

Il Duomo di Urbino

La sala delle Veglie

Non è solo una questione di tempi, ma anche di luoghi. ln occasione del Festival off, iniziato l’8 settembre con una lettura performativa delle attrici Paola Galassi e Romana Antonelli, la Galleria Nazionale delle Marche mette a disposizione la sala delle Veglie di Palazzo Ducale. In questo spazio di rappresentanza che ospita i dipinti di Giovanni Santi, il padre di Raffaello, e da cui si accede all’appartamento della duchessa di Urbino, si parlerà dello sguardo femminile nel giornalismo culturale, il tema dell’edizione 2024 dell’FgCult.

La sala delle Veglie del Palazzo Ducale di Urbino

Non è un caso: Battista Sforza, moglie di Federico da Montefeltro e duchessa di Urbino, è stata una figura di spicco nel circolo culturale dell’epoca. “Il mondo della cultura che gira intorno a Urbino attraversa il festival e lo arricchisce della sua storia – aggiunge Brachetti – ospitare il festival e contemporaneamente permettere la fruizione degli spazi ai turisti è un obiettivo essenziale”. E infatti, gli spazi in cui si svolge l’FgCult rimarranno visitabili per tutta la durata del festival.

La mostra del Barocci. L’emozione della pittura moderna

Durante la tre giorni per i turisti “lenti” sarà possibile visitare la mostra del pittore urbinate Federico Barocci (1528 – 1612), che proprio il 6 ottobre chiude i battenti. La mostra è frutto dell’ambizioso progetto, annunciato fin dalla sua entrata in carica, del direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo.

Per ragioni legate alla conservazione delle opere e dei disegni esposti, in prestito da oltre venti musei del mondo, la mostra del Barocci non è prolungabile, nonostante il vastissimo pubblico che in questi mesi ha attirato e continua ad attirare. Dalla sua inaugurazione, il 20 giugno 2024, Palazzo Ducale ha registrato un +20% sul numero degli ingressi.

Nella giornata di chiusura del Festival del giornalismo culturale, il 6 ottobre alle ore 11:30 nella sala del Trono di Palazzo Ducale, sarà dedicato un panel al dibattito artistico. “Abbiamo in programma un dialogo a quattro fra il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Costantino D’Orazio, e tre storiche dell’arte italiana molto celebri: Raffaella Morselli, professoressa della Sapienza, Francesca Cappelletti, docente e direttrice della Galleria Borghese e Ilaria Miarelli Mariani professoressa e direttrice dei Musei Civici di Roma. Parleranno di arte, del fare storia dell’arte oggi e di quanto questo mondo sia uno spazio privilegiato per il lavoro delle donne sin dall’inizio del Novecento”, anticipa Gallo, che sull’effetto festival aggiunge: “E’ capace di restituire a Urbino la sua prima identità di agorà delle arti e delle scienze”.

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