Revenge porn e ricatti dall’amante, a processo a Urbino

Tribunale di Urbino
di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Lo denuncia perché, dopo che lei aveva provato più volte a lasciarlo, “la ricattava minacciando di pubblicare sue foto e video intimi”. È successo a P.I., una donna sposata e con una figlia, che ha denunciato il suo amante O.T., imputato nel processo per atti persecutori al Tribunale di Urbino. “Lui aveva inviato una lettera anche al suo datore di lavoro, così lei ha ritirato la prima denuncia e lui si è reimpossessato di lei”. Così ha riferito, durante la sua testimonianza, la madre della donna nel corso dell’udienza in aula Paolo Cigliola.

L’inizio delle minacce

La donna, sposata dal 2008, avrebbe iniziato la relazione con O.T. nel 2019. “Dopo che mia figlia ha ritirato la querela, lui si è reimpossessato di lei. A volte era soggiogata da quell’uomo”.

La donna è riuscita a lasciare l’amante solo con l’aiuto “dei centri anti violenza e grazie agli psicologi”. “Mia figlia ha ritirato la querela – continua la madre rispondendo alle domande dell’avvocato della difesa – perché lui la ricattava dicendole che avrebbe fatto sapere a tutti della loro relazione, anche ai giornali. Dopo che è finita si è poi rivolta a un avvocato per far sì che lui non diffondesse quelle foto e quei video”.

Dal racconto della madre, anche il marito sarebbe stato vittima della situazione. Dopo la denuncia infatti, racconta la donna, questi avrebbe ricevuto continui messaggi sulla relazione tra sua moglie e l’amante.

“Da quel momento divenne ansioso e nervoso, non sapeva come fare. Dopo tutto questo cominciò ad andare dallo psicologo”.

La paura per la figlia

Dopo i messaggi e le minacce, tutta la famiglia è entrata in allarme per la sicurezza della bambina. “Quando la accompagnavamo a scuola la portavamo fin dentro, perché avevamo paura per lei”.

“Avevamo avvisato gli insegnanti – aggiunge – che dopo la scuola non affidassero la bambina a nessuno che non fosse un famigliare, anche perché sul mio telefono continuavano ad arrivare delle telefonate che mi avevano messo in ansia” conclude la donna. L’udienza è stata rinviata per l’esame di altri due testimoni.

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