Peste suina, i piccoli allevatori di Pesaro-Urbino: “Dobbiamo pagarci da soli la prevenzione”

di RAFFAELE DI GAETANI

URBINO – Un comunicato stampa della Coldiretti Marche ha riacceso l’attenzione di cittadini e addetti ai lavori sul problema Peste suina africana (Psa). Nonostante al momento non sia stato registrato alcun caso nelle Marche, la regione è esposta al pericolo per via della sua posizione geografica. La Provincia di Pesaro Urbino confina con l’Emilia Romagna dove la malattia è già arrivata.

Le Marche sono la sesta regione in Italia per numero di allevamenti di suini e cinghiali, circa 7600, mentre la cifra totale di capi è di quasi 110 mila. Il territorio del Comune di Urbino è stato classificato dalla Regione “luogo a rischio medio” insieme a Vallefoglia, Fossombrone, Gradara, Tavullia e Sant’Angelo in Vado. Risulta invece ad “alto rischio” Pesaro.

Urbino: tanti gli allevamenti famigliari

Due anni fa la Regione ha adottato il piano regionale quadriennale 2022-2026 di interventi urgenti per gestire, controllare ed eradicare la Psa. Dal documento emerge come gli allevamenti suini nell’Area Vasta 1 Pesaro-Urbino siano circa 1500.

I numeri evidenziano che circa l’80% degli allevamenti sono famigliari, ovvero senza finalità di vendita e con massimo quattro suini all’interno. Se questi venissero esclusi dalla classifica per numero di allevamenti regionali le Marche passerebbero dalla sesta alla decima posizione. Questo spiega il malcontento dei piccoli allevatori: il piano regionale e le richieste della Coldiretti tengono conto infatti soprattutto dei grandi allevamenti mentre nella zona queste attività sono quasi sempre di dimensioni ridotte. Ad esempio, una misura di prevenzione è quella che ordina di realizzare un doppio recinto intorno agli animali. Un’opera che non tutte le piccole aziende possono permettersi.

Chi paga i recinti

“Noi piccoli coltivatori e allevatori abbiamo una visione diversa rispetto alla Coldiretti, un’associazione di categoria che rappresenta soprattutto gli industriali. Nella normativa non c’è stata una linea chiara. Noi abbiamo fatto un doppio recinto interno ed esterno tutto a spese nostre senza accedere a nessun contributo. Spesso ottenerli non è facile, bisogna avvalersi di uno studio tecnico. Non è una procedura semplice ” racconta Luigia Minnetti, titolare della fattoria urbinate Cal Branchino. Non è l’unica ad aver provveduto ai lavori da sola. C’è anche Giannantonio Luzi, titolare dell’azienda agricola Luzi: “A noi hanno richiesto una serie di spese strutturali. Abbiamo dovuto pagare tutto noi. Siamo di fronte a delle follie”.

Sul tema finanziamento degli interventi il direttore della Coldiretti Pesaro Urbino Claudio Calevi spiega: “I nostri allevatori hanno già preso molte precauzioni sfruttando anche i contributi regionali. Non tutti hanno sfruttato questa opportunità e speriamo che vengano immessi altri fondi sperando che tutti gli allevatori facciano poi il loro dovere”.

La Psa colpisce anche turismo ed economia

Le conseguenze dell’arrivo di questa malattia non sarebbero solo a livello sanitario. “Gli animali selvatici prima o poi porteranno la peste suina. Anche se ora non c’è già risentiamo della sua presenza nel nord Italia. I maiali sono diminuiti e il prezzo è aumentato. Il maiale grasso viene pagato 2,5 euro al chilo mentre in passato era a circa 1,50” continua Luzi.

Calevi della Coldiretti sottolinea l’impatto degli eventuali contagi sul turismo nelle aree verdi: “Potrebbero essere limitate le escursioni nei boschi andando a limitare questa tipologia di attività. Quel virus potrebbe essere trasportato anche con le ruote delle biciclette a 30 chilometri di distanza”.

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