Usa 2024, l’analista geopolitica Greta Cristini: “Trump fa paura all’Europa. Harris, l’Italia andrà d’accordo anche con lei”

L'analista geopolitica Greta Cristini.
di ANDREA BOCCHINI

URBINO – Greta Cristini è analista geopolitica, reporter e scrittrice, originaria del piccolo comune di Mercatello sul Metauro, in provincia di Pesaro e Urbino. Già avvocata anticorruzione a New York e collaboratrice di diverse testate come Il Messaggero, Limes, Huffington Post e Fanpage, Cristini analizza per il Ducato il voto statunitense del 5 novembre.

Un’elezione che vede fronteggiarsi, per la poltrona dello Studio Ovale di Washington, la vice di Joe Biden e candidata democratica Kamala Harris e l’ex presidente e candidato repubblicano Donald Trump. Una scelta che avrà un impatto importante anche nelle relazioni tra Stati Uniti e Italia. Non solo. Quali saranno i possibili scenari in caso di elezione della Harris? E cosa succederebbe in caso di vittoria del magnate? In politica estera pesano sicuramente i due fronti aperti di guerra: Medio Oriente e Ucraina. Per non parlare dei rapporti con l’Unione europea. Ma occhio anche alle sfide con la Cina.

Greta Cristini, l’Italia guarda con attenzione al voto statunitense. Cosa dobbiamo aspettarci?

Il nostro Paese fa parte dell’Alleanza atlantica, di un ordine internazionale a guida americana. Dunque, tutti i governi hanno sempre cercato di portare avanti un’opera di allineamento alle politiche di Washington. A prescindere dall’inquilino della Casa Bianca.

Ma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (e il centrodestra compatto) spera in una vittoria di Trump, non è così?

In realtà abbiamo visto la premier andare molto d’accordo anche con l’Amministrazione Biden, ma sappiamo che ha legami molto forti con i repubblicani. Ricordiamo alcune partecipazioni della Meloni a comizi repubblicani o convegni dei conservatori americani come il Cpac, l’ultima volta solo due anni fa.

E con un’elezione della Harris, invece, cosa accadrebbe?

Non vedo nessuna frizione o difficoltà da parte dell’Italia, a prescindere da chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Anche in caso di vittoria democratica, ci sarà una continuazione dei rapporti tra i due Paesi come lo è stato finora con l’Amministrazione Biden.

Scenario ipotetico 1: vince Donald Trump. Che succede?

Trump adotta, nella politica estera, un atteggiamento transactional, per utilizzare una terminologia inglese, ovvero negoziale e realista. Cioè riconosce la legittimità delle sfere di influenza dell’America che dei rivali e sostiene che gli Stati Uniti non possano essere il gendarme regolatore del mondo.

Cioè?

Trump vuole riportare la grandezza Usa in primis a livello interno e qui mi riaggancio al suo famoso slogan “make America great again“. Il magnate pensa maggiormente agli affari domestici e poi chiede aiuto agli alleati internazionali facendo la voce grossa perché è consapevole del peso maggiore e quindi della leva negoziale che gli Stati Uniti hanno rispetto ai Paesi europei.

Scenario ipotetico 2: vince Kamala Harris. Siamo più al sicuro?

In questo caso l’approccio democratico è più soft. Mi spiego. Magnificano l’Alleanza atlantica e adottano un atteggiamento più morbido con gli alleati europei, ma chiedono anche un impegno maggiore. Ma il principio di fondo tra Trump e Harris è lo stesso: ridare fiducia alla middle class che si sente danneggiata dalle promesse della globalizzazione o che soffre la de-industrializzazione con uno squilibrio netto a favore della Cina.

Riassumendo?

Possiamo dire che a livello di comunicazione con gli alleati, di approccio e di retorica, sì, Trump metterebbe più paura. Ci potrebbe essere una maggiore antipatia con alcuni leader europei. Ma nella sostanza, le questioni rimarranno le stesse sia che vinca Harris o Trump. Trump promette di portare avanti una politica di dazi che potrebbe colpire anche l’Europa la quale, però, va ricordato ha già subito misure protezionistiche più gravi da Biden come con l’Inflation Reduction Act.

E sui fronti bellici, anche il Medio Oriente e l’Ucraina e la Russia guardano con attenzione al voto americano

Israele è un alleato strategico degli Stati Uniti. La copertura assicurata dagli Usa permarrà. Così anche l’Ucraina non verrà certo abbandonata, ma lì bisognera tener conto della realtà sul campo. Sono traiettorie che verranno mantenute dopo il 5 novembre ma che, in caso di vittoria repubblicana o democratica, saranno declinate in maniera diversa.

E la Cina?

Gli americani sono in ritardo nella sfida con Pechino e distratti dai due fronti bellici. L’America si è accorta di avere risorse limitate.

L’elettorato americano come sta vivendo il voto?

Sono spaccati da due linee di pensiero diverse e contraddittorie. Una di queste, ad esempio, riguarda la tutela della libertà individuale e di scelta, in particolare delle donne, che ha più presa nell’elettorato democratico. D’altra parte c’è una visione più religiosa e pro-life, propria degli elettori repubblicani. Questo ha creato un gender gap: più uomini voteranno per Trump. più donne voteranno per Harris.

La maternità surrogata (gpa) è reato universale in Italia e Giorgia Meloni stringe amicizie con Elon Musk. L’elettorato Usa guarda a queste cose?

Già di per sé la definizione reato universale è assolutamente infelice. Ma a parte questo ai cittadini americani non importa nulla delle amicizie che ha la premier né di quanti figli ha avuto Musk con la gestazione per altri, pratica molto frequentata negli Usa.

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