Di CARLA IALENTI
URBINO – Fine ottobre. Festa di Halloween. Un’atmosfera spettrale a via Giuseppe Mazzini, poca gente e tante insegne “affittasi” sulle vetrine dei negozi fino a porta Valbona, quella che collega il centro storico di Urbino al parcheggio Mercatale. Al civico 15 è l’ultimo giorno di attività per Mille Idee, la storica merceria di Margherita Mastrosimone, morta lo scorso settembre a 68 anni. I suoi familiari col “fuori tutto” hanno svuotato il locale della donna che, 25 anni fa, si trasferì nella città ducale per seguire sua figlia Emanuela Calogera Zenobio, allora studentessa di Scienze dell’educazione all’università “Carlo Bo”. Chiuse il suo negozio a Caltanissetta e aprì la stessa attività a Urbino, in quella che era via Valbona, una delle principali strade del centro storico patrimonio dell’Unesco.
La merceria dopo 25 anni chiude i battenti
La figlia di Margherita, una docente a Gallo di Petriano, ci accoglie nel negozio, dove c’è anche il padre. “Da giugno, quando mamma stava già male, abbiamo cominciato col fuori tutto”, racconta. Durante l’estate tanti turisti hanno approfittato degli sconti fino al 70% nel suo negozio. E “nel mese scorso – dice Emanuela – hanno comprato le ultime cose anche molti studenti”. Costretti a chiudere per la concorrenza con “le vendite online” e “i prezzi delle bollette” aumentati, non sanno se e quando il locale di proprietà del Legato Albani ospiterà una nuova attività. “Al momento non ci sono persone interessate. I mobili nessuno li vuole, nemmeno regalati”, dice Emanuela indicando i grandi scaffali ancora nuovi.
Spopolamento e meno iscritti all’Uniurb
Venticinque anni fa, studenti da tutta Italia – compresa Emanuela dalla Sicilia – si trasferivano a Urbino. Gli stessi studenti, oggi, provengono perlopiù dalle regioni limitrofe, “sono sempre meno” e “spendono sempre meno”, dice Emanuela. E non bastano per far stare in piedi le tante botteghe storiche del centro storico, dove i residenti sono poco più di 900.
“Accoglieva i clienti con un sorriso e un cioccolatino”
A Urbino la conoscevano per i tanti caffè che offriva, i sorrisi e i cioccolatini. “Persino in ospedale mi chiedeva se avessi qualche monetina per offrire il caffè alle persone che aspettavano con noi”. Gentile, generosa e un’abile commerciante: “Riusciva a non far uscire mai a mani vuote i suoi clienti” anche solo “offrendo un cioccolatino”. Non solo pigiami, intimo e bomboniere, ma anche corsi molto seguiti. “Vent’anni fa insegnava anche ricami a punto croce: organizzava dei corsi per un paio d’ore: erano molto seguiti. Aveva imparato dalle suore”.
Botteghe in centro storico: via Mazzini riparte dai giovani
Come Emanuela, però, altri studenti dell’università di Urbino si innamorano della città e decidono di restare. Come Vincenzo Zuccolalà, 37 anni, che a marzo ha inaugurato il suo negozio di fumetti e manga. E
Mario Russo e Edoardo Villano di 25 e 26 anni, che hanno deciso di aprire un negozio di integratori e prodotti dietetici.
La “concorrenza” di via Bramante
Se a via Mazzini le serrande abbassate sembrano aumentare sempre di più, la situazione sembra diversa nel resto del centro storico. “In piazza c’è più clientela – dice il titolare del Little bar in via Bramante – perché c’è un flusso di persone maggiore. A via Mazzini e via Battisti, la situazione è peggiore da quando hanno tolto la fermata dei bus al Mercatale”, continua. Ma a via Bramante i negozi sembrano godere di una maggiore fortuna. “Qui passano gli studenti che provengono dalla provincia e prendono i bus al parcheggio Santa Lucia – dice – e anche questo aiuta le botteghe della via”. Una strada frequentata anche da turisti “da aprile a ottobre, – aggiunge – meno dai residenti”.