Urbino celebra i 150 anni dell’Impressionismo con una mostra a Palazzo Ducale

Di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Nelle sale del Castellare di Palazzo Ducale a Urbino, giovedì 14 novembre, si aprirà una mostra dedicata ai 150 anni dell’Impressionismo, uno dei movimenti pittorici più rivoluzionari di sempre. L’evento è organizzato dall’associazione culturale “San Luca per le Arti” e patrocinato dal Comune di Urbino, che per l’evento ha stanziato diecimila euro, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura. L’iniziativa offre al pubblico un’occasione unica per esplorare l’Impressionismo da una prospettiva inusuale: quella della grafica e dell’incisione. Un filo che la collega direttamente alla città ducale, culla fin dagli anni ’20 del Novecento di una grande scuola di incisori.

La mostra, a ingresso libero, resterà aperta fino al 9 gennaio 2025 e offrirà un orario di visita esteso: da martedì a sabato, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00, mentre la domenica sarà aperta dalle 10.00 alle 12.30.

La collezione: dai precursori di Barbizon ai grandi del postimpressionismo

Curata dallo storico dell’arte Roberto Budassi Dimarienzo, la selezione include oltre cento opere pittoriche tra incisioni, calcografie e litografie provenienti da prestigiose collezioni private italiane, che ripercorrono le tappe più significative del movimento impressionista. “Urbino è per antonomasia la capitale italiana della grafica – spiega Budassi -, per questo per i 150 anni della nascita del movimento era giusto dedicare agli impressionisti una mostra di grafiche”. A Urbino infatti nel 1924 nacque la Scuola del libro, che aveva fra le attività anche l’illustrazione che a quel tempo era fatta con l’incisione. Per questo nella città ducale si formarono dei maestri incisori, litografi e calcografi provenienti da tutta Italia.

Si parte dalla Scuola di Barbizon, con artisti come Corot, Daubigny, Rousseau e Millet, per passare ai precursori dell’Impressionismo come Jongking e Bracquemond, fino ai grandi maestri dell’epoca come Manet, Degas, Renoir e Pissarro. Non mancano rappresentanti del postimpressionismo, tra cui Signac, Toulouse-Lautrec, Gauguin e Redon.

Questi artisti, ciascuno a suo modo, seppero sfruttare tecniche grafiche come l’acquaforte e la litografia per rappresentare i cambiamenti sociali e culturali di un’epoca di trasformazione. Attraverso il linguaggio della grafica, l’esposizione ripercorre uno dei momenti più fecondi della storia dell’arte, offrendo al pubblico un’occasione preziosa per esplorare i legami tra l’Impressionismo e i linguaggi visivi della modernità. “Gli impressionisti con le incisioni, che a quel tempo erano molto in voga, crearono un’alternativa all’effetto pittorico e attraverso le quali riuscirono a vendere, ad aprirsi una strada nel mercato, cosa che con i quadri non riuscivano a fare”.

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