All’estero in cerca di lavoro, dalle Marche in un anno sono partiti in 8000

Di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Aumenta l’emigrazione dalle Marche, dove oltre il 12% della popolazione residente è iscritta all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Due punti in più rispetto alla media nazionale, che si assesta al 10,4%. Questo è quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo, curato dalla Fondazione Migrantes. Al primo gennaio 2024 la popolazione residente nelle Marche è pari a 1.484.427 persone. Gli iscritti all’Aire, coloro che permanentemente hanno preso residenza all’estero, sono 181.016.
Dieci anni fa, nel 2014, erano 116.593. In un decennio il flusso migratorio dalla regione è quindi aumentato di oltre 64mila unità, il +55,3%.

In un solo anno coloro che sono partiti dalla regione per cercare fortuna fuori dall’Italia sono aumentati di quasi ottomila unità (7961). Un incremento del 4,6% in soli 365 giorni.

Le mete di emigrazione e le cause storiche

In testa fra le mete predilette di emigrazione c’è l’Argentina, Paese che registra il 45,8% degli iscritti all’Aire dalla regione, legata a una migrazione antica, di fine Ottocento e destinazione ancora oggi prevalentemente di ricongiungimenti familiari.

I Paesi protagonisti della nuova emigrazione sono il Regno Unito (6,9%), che vede un incremento di chi prende la residenza all’estero probabilmente a causa della necessità di regolarizzarsi dopo la Brexit. Poi la Francia (6,3%), la Svizzera (6,1) e la Germania (5,2%).

L’Argentina tra il 1871 e il 1900 offriva condizioni favorevoli per gli immigrati grazie alla sua politica di porte aperte e al desiderio di “europeizzare” la popolazione. Durante questo periodo, il governo argentino incentivò l’immigrazione per ripopolare le pianure vuote e sviluppare l’agricoltura. Il fine era sostituire le popolazioni indigene con immigrati europei, considerati più adatti alla modernizzazione del Paese.

Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, alcuni migranti sono rientrati grazie alla ricostruzione economica italiana. In molti però hanno continuato a spostarsi, stavolta verso Paesi europei come Germania, Svizzera e Belgio, attratti da opportunità lavorative industriali e dalle politiche di migrazione organizzata. I “patti” tra Italia e Germania del 1955, motivati dall’esigenza tedesca di manodopera per la ricostruzione post-bellica e dalla necessità italiana di ridurre la disoccupazione interna sono un esempio di questa forma migratoria.

Oggi molti laureati marchigiani lasciano la regione per cercare migliori opportunità professionali, spesso a causa della mancanza di posti di lavoro qualificati. Il 23,9% degli iscritti all’Aire marchigiani quest’anno rientrano nella fascia 35-49 anni. Il 21% è nella fascia 18-34 anni. Questi numeri fanno pensare a una “fuga di cervelli”, di persone che cercano una gratificazione professionale ed economica fuori dall’Italia.

La fuga dai piccoli Comuni

I Comuni marchigiani con il maggior numero di emigrati in proporzione alla popolazione sono spesso piccoli centri. A Gagliole, in provincia di Macerata, si contano 400 residenti all’estero su un totale di 518 abitanti. Nella provincia di Pesaro e Urbino, Monte Grimano Terme registra 562 iscritti all’Aire su 1.127 residenti, mentre Borgo Pace ne conta 240 su 525.

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