Di ANDREA BOCCHINI
URBINO – “L’imputato è stato assolto perché il reato non sussiste”. È questa la sentenza pronunciata oggi, al tribunale di Urbino, dal giudice Gianmarco Cantarini – in collegio con i giudici Colella, Scarcella, Conti e Grippa – nei confronti di A.D., 69enne, di origine marocchina e residente a Vallefoglia. A.D. era stato accusato di maltrattamenti familiari (art. 572 del codice penale), con l’aggravante della recidiva (art. 99 del codice penale). Ma assistito dall’avvocato di fiducia, Othmane Yassine si è fatta valere “la mancata circoscrizione dei fatti generici i quali non sono stati provati”. Non solo. “C’è stata la mancanza del nesso di abitualità richiesta dai reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi”, sottolinea al Ducato Yassine.
La vicenda
I fatti risalgono al 9 agosto 2022 quando i carabinieri sono intervenuti nell’abitazione di A.D. e della sua ex moglie V. I militari erano stati chiamati da Angelo, il figlio della coppia, nato nel 2007 e all’epoca 15enne. Una lite, avevano spiegato i carabinieri in un’udienza precedente, nata per l’andamento scolastico di Angelo. E secondo quanto aveva sostenuto la Procura, A.D. avrebbe minacciato di morte l’ex compagna con un “piccolo coltello”. “Sei una puttana. Non vali niente”, sono le parole pronunciate dalla pubblico ministero Maria Mocchegiani, presente oggi in aula. Parole che l’accusa ha imputato ad A.D.. La Procura ha sostenuto che l’imputato, al momento dell’arrivo dei militari, fosse anche “in evidente stato d’ebrezza”. Ma alla domanda, fatta da Mocchegiani: “Quanto avesse bevuto quel giorno?”. A.D. risponde: “Una birra e un po’ di vino ma li ho assunti regolarmente”.
La convivenza di A.D. e V. è iniziata nel 2003. E la Procura ha detto che l’ex moglie abbia riferito di “condotte aggressive continue dal 2013”. Una dichiarazione che trova il “no” fermo di A.D.: “Nego assolutamente questa cosa”. Poi l’episodio scatenante di due anni fa, con l’intervento delle forze dell’ordine. “Lavoro su una nave da crociera e sto un minimo di due mesi fuori ma in quel periodo mi trovavo spesso a casa”, dice A.D. al banco dei testimoni. “Quando nostro figlio ha iniziato ad essere dipendente dal cellulare, ha trascurato la scuola – continua – e aveva due materie da recuperare”. Un andamento scolastico che induce A.D. a dire ad Angelo “quest’anno niente vacanza”. Allora il figlio si chiude in camera ed è lì che inizia lo scontro verbale con la donna. “Mi ha detto che non ero un uomo e che non potevo parlare così a nostro figlio. Ma non ho detto quelle parole che voi mi imputate”. Anzi, “le ho solo detto che era troppo protettiva con Angelo”. Mentre sull’assunzione di alcool, A.D. aggiunge: “Ho passato dei momenti in cui bevevo più e altri in cui bevevo meno ma il giorno che sono arrivati i carabinieri avevo assunto alcol in maniera normale”.
L’accusa
L’accusa aveva chiesto per l’imputato tre anni di reclusione. V., secondo quanto affermato da Mocchegiani in aula, aveva denunciato A.D. già nel 2013 “perché la picchiava ma ha cercato sempre di sminuire quanto accaduto parlando di problemini familiari”. Poi con l’episodio dell’agosto 2022, V. in aula cambia versione più volte: “A.D mi ha minacciata con un coltello”, aveva detto la donna in aula. Poi ha chiarito: “Ho interpretato male la sua azione con il coltello”. E ancora: “Sì aveva un coltello in mano perché stava preparando da mangiare. Avevo paura in quel momento, ma non ho mai pensato che il mio ex compagno potesse uccidermi”, aveva detto V. nel corso di un’altra udienza.
“Episodi generici”
L’avvocato della difesa Yassine ha poi aggiunto e precisato in aula con l’arringa finale: “Questo caso non ha nulla a che vedere con il reato contestato dei maltrattamenti in famiglia. La persona offesa (V.) racconta di questa lunga convivenza con il compagno ma gli episodi sono generici. Ascoltata in fase di indagine preliminare – continua – V. ha detto di non aver mai ricevuto violenza fisica dall’ex marito. Solo verbale. E non c’è nemmeno una data circoscritta – oltre quella del 9 agosto 2022 – di un altro episodio di violenza. Il tentativo della Procura è stato quello di aver fatto un collage di situazioni”. Insomma, V. ha raccontato di un “ménage familiare che viene scritto per risultare un reato di maltrattamento ma nei fatti abbiamo solo l’episodio dell’agosto 2022”, conclude Yassine.
La sentenza
Le parti concludono. I giudici si assentano. Passano una ventina di minuti. Rientrano in aula. Poi la sentenza di Cantarini: “Il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi non sussiste e A.D. è assolto da ogni accusa” (anche quella di recidiva). Yassine sorride, esce di aula insieme al suo assistito e si lasciano in un lungo abbraccio.