URBINO – Nel 2024 il numero di ingressi all’orto botanico dell’Università di Urbino è aumentato di oltre il triplo rispetto all’anno passato, passando da 7 mila a 32 mila. Dal 2022 è cresciuto di circa quattro volte.
L’incremento si ricollega al prolungamento della stagione di apertura, spiega al Ducato il prefetto dell’orto botanico, il professor Andrea Pompa, in carica dal 2022. Il grande “terrario”, come lo definisce il prefetto, è gestito dall’università e tenuto aperto grazie al lavoro degli studenti vincitori del bando delle 200 ore, è passato da sei mesi a quasi nove di apertura continuativa. Solo d’inverno il giardino viene chiuso per lavori di manutenzione.
All’estensione del periodo di apertura si aggiunge il rinnovamento del sito internet, che con un’interfaccia dall’aspetto moderno attira i visitatori, che dopo Palazzo Ducale e la casa natale di Raffaello Sanzio, non mancano di includere nell’itinerario una tappa all’orto botanico di via Bramante.
Un’oasi gratuita
Per visitare l’unico polmone verde del centro storico non si paga. I fondi necessari alla manutenzione dell’orto provengono dall’università che, soprattutto grazie alla sensibilità dell’ultima amministrazione, sta investendo, e ha destinato alla struttura un numero sempre maggiore di studenti pagati da Uniurb nell’ambito del bando delle 200 ore.
Negli spazi dell’orto botanico si trovano anche i laboratori in cui tesisti e dottorandi coltivano ad esempio cellule staminali vegetali da cui estraggono antociani a basso prezzo, utili a mantenere la pelle sana, e a produrre una plastica bio – edibile e commestibile partendo dalle piante di tabacco.
Nei tre terrazzamenti si cammina all’ombra di faggi di 150 anni, ginkgo biloba arrivati dalla Cina, e alberi alti oltre 37 metri le cui radici si estendono per metri e metri del sottosuolo cittadino. Dal 2021 l’oasi verde di Urbino è entrata a far parte del sistema museale di ateneo (SmaUrb), insieme al Museo della scienza e della tecnica, il Museo dei gessi e le collezioni mineralogiche. L’unione di questi quattro musei universitari sotto una rete e il riconoscimento da parte del Ministero della cultura dell’orto Scaramella come parte del patrimonio storico culturale e artistico ha contribuito a far conoscere l’orto botanico di via Bramante 28, che nel progetto del professor Pompa nel 2025 rimarrà aperto ancora più a lungo.