di CARLA IALENTI
URBINO – All’ast di Pesaro e Urbino la carenza di camici bianchi si compensa con medici assunti con contratti di collaborazione o impiegati come liberi professionisti. È il fenomeno dei “gettonisti” in vertiginoso aumento in quasi tutti gli ospedali italiani. La retribuzione nella provincia va dai 40 ai 60 euro lordi all’ora.
Nel 2023 nel documento “Ast Pesaro Urbino -ex area vasta 1 – consulenti e collaboratori e liberi professionisti emergenza coronavirus” compaiono 26 medici “in quiescenza” su un totale di 32 medici a gettone. Oltre l’81% dei gettonisti quindi torna a lavorare dopo essere andato in pensione. Nel 2024, invece, su un totale di 31 medici collaboratori e liberi professionisti 23 sono in quiescenza: oltre il 74%. Dei 32 medici impiegati come gettonisti 24 nomi si ripetono: il 75% dunque continua a lavorare non saltuariamente.
“Conviene al medico, non ai pazienti”
Il ricorso ai gettonisti negli ospedali pubblici “conviene al medico che fa qualche turno sporadico, non vuole essere integrato, vuole tempo a disposizione e guadagnare di più, ma non conviene ai pazienti” dice Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed. “La convenienza non è professionale e non aiuta a migliorare la qualità della salute, ma è
esclusivamente a vantaggio del medico”, conclude.
Dai dati sul sito dell’Ast Pesaro e Urbino emerge che i medici gettonisti giovani sono molti meno. Il direttore generale Alberto Carelli, contattato dal Ducato, spiega che “l’atto aziendale prevede ristrutturazioni e aperture di nuove strutture”, ma non parla di nuove assunzioni all’ospedale. Senza nuovi concorsi per i medici giovani, in netta minoranza tra i gettonisti, diventa difficile inserirsi.