Di MARTINA TOMAT
URBINO – Quando nel 1992 Giovanni Paolo II ha voluto la giornata mondiale del malato, che cade proprio oggi 11 febbraio, l’ha fatto anche per sensibilizzare sul valore delle relazioni umane tra paziente e personale sanitario. E proprio su questo aspetto lavora l’Accademia della risata di Urbino, nata nel 2006 grazie allo psicologo e psicoterapeuta Alessandro Bedini.
“All’epoca – racconta Bedini – lavoravo all’ospedale di Urbino. Volevo promuovere gli effetti benefici del buonumore e portare un cambiamento culturale tra i sanitari, educandoli a un approccio più umano, accogliente e vicino alle persone. Un gesto gentile verso un paziente fa la differenza, anche una carezza lo può far sentire preso in considerazione, non più solo associato alla malattia, non più solo un ginocchio o un tumore ma una persona”.
Giornata del malato: vietato chiedere come stai
Va avanti Bedini: “Nei reparti degli ospedali e nelle Rsa cerchiamo, oltre che di strappare un sorriso, di ascoltare. Non chiediamo come stai, frase che il paziente associa al ruolo di malato ma cerchiamo di allacciare un dialogo sui temi più disparati partendo magari da un banale ‘di dove sei?’. Quindi si rispetta la persona, la si ascolta, le si dedica tempo”.
Anche la musica e il gioco sono fondamentali: i cavalli di battaglia sono per esempio Romagna Mia o Rose Rosse o alcune canzoni di Mino Reitano, scelte che cambiano in base a chi si ha di fronte. Altre volte in campo scendono le bolle di sapone e ai malati capita di fare dei movimenti che non facevano da tempo.
L’Accademia non fa solo formazione dedicata al personale sanitario. Dal 2008 il corso “Una risata contro lo stress” ha coinvolto 2150 persone: tre mesi di incontri in cui l’obiettivo è aumentare l’autostima e la fiducia nei confronti degli altri, un modo anche per scrollarsi di dosso lo stress. Il tutto tramite esercizi pratici e di contatto: “C’è il tunnel delle coccole – continua Bedini – dove ad occhi chiusi si ricevono carezze da parte dei partecipanti e un abbraccio dall’ultima persona della fila. Ho visto piangere di commozione un sacco di partecipanti. Poi c’è un esercizio a coppie in cui una persona, ancora ad occhi chiusi, viene guidata dall’altra e viceversa. Cerco di far capire l’importanza del presente che deve prendere il sopravvento sul passato e sul futuro, che genera ansia”.
Questo percorso è anche una porta di accesso per diventare volontari: l’organizzazione assegna un diploma in base alle presenze e poi si può prendere parte alle attività dell’accademia.
Ridere a scuola, in carcere, nei conventi di clausura
Il valore inestimabile della risata e dello stare bene insieme l’associazione cerca di propagarlo il più possibile: dal 2017 c’è il corso gratuito e aperto a tutti “psicoterapia di gruppo della risata” che quest’anno si tiene fino a inizio aprile ogni lunedì dalle 16 alle 18.
L’accademia della risata va negli asili e nei nidi, nelle scuole elementari, medie e superiori: c’è anche un corso per i docenti. Coi ragazzi – per aumentare l’autostima – si gioca a “C’è posta per te” dove ogni studente scrive un bigliettino a ciascuno dei compagni scrivendo il lato positivo della persona a cui è indirizzato.
La risata si infiltra anche lì dove non la si immaginerebbe, nelle carceri “come nel fine pena mai di Fossombrone” e nei monasteri di clausura: “Le suore ridono a crepapelle, in maniera inaspettata e molto serena, a momenti saltano dal ridere”, spiega Bedini, ridendo anche lui. “Il nostro non è un ridere di, in maniera negativa, ma un ridere con, insieme, in senso positivo”.
Ridere a colori
L’esperienza è benefica anche per i volontari: “Ho dato tanto ma è più quello che ho ricevuto”, spiega Carmine Albanese, che da studente ha fatto parte dell’associazione: “Questo percorso mi ha riempito”. Anche se non da subito è andato tutto a gonfie vele: “La prima volta volevo far ridere una bambina in un centro commerciale. Era in un passeggino. Mi avvicino con un palloncino: lei si spaventa e chiude il tettuccio”. Ma poi va subito meglio “Un’anziana mi voleva perfino sposare”.
Carmine ci ride su, la risata è il filo rosso. Ma oltre al rosso vengono in mente anche tutti gli altri colori del cubo di Rubik, simbolo dell’associazione: “Tanti colori proprio come le tante persone diverse che ne fanno parte – conclude Bedini – di tutte le età, culture, etnie. Abbiamo studenti Erasmus e persone anche del Messico o del Pakistan”.
I benefici della risata per il malato e la prevenzione
Quello proposto dall’associazione è un modus operandi utile anche a prevenire le malattie psicosomatiche: “La risata positiva – spiega ancora lo psicologo – oltre a benefici a livello fisiologico brucia calorie, migliora la digestione, libera le tossine dai polmoni, quelle che rimangono imprigionate perché magari siamo ansiosi e non respiriamo adeguatamente. Quindi tanti benefici a livello fisico e ormonale perché si produce la serotonina”. Anche qui tanti lati positivi come i tanti colori del cubo.
Un cubo che richiama anche alla possibilità di smuovere le cose, cambiando prospettiva. Proprio come la risata.