Cacciari celebra De Carlo, Urbino e boccia gli atenei telematici: “Regalano lauree e faranno morire le piccole città, con la politica complice”

Il professore di Filosofia Massimo Cacciari all'Università di Urbino in occasione dei venti anni dalla morte dell'architetto Giancarlo De Carlo
di CARLA IALENTI

URBINO – Il professore Massimo Cacciari boccia gli atenei telematici durante la lectio magistralis “Le molte vite della città”. Lo fa all’università di Urbino durante l’inaugurazione del ciclo di conferenze a venti anni dalla morte dell’architetto Giancarlo De Carlo. Il filosofo ricorda il progetto Bo-De Carlo che voleva “rivitalizzare le piccole città grazie alle università”. Ma ora quei centri, come Urbino, sono minacciati dalle università telematiche. “Così le piccole città muoiono”. Complice del loro declino la politica, che “vuole distruggere le università pubbliche”.

Cacciari e De Carlo: “L’architetto deve creare relazioni spaziali”

Cacciari conosceva molto bene De Carlo, che a Urbino ha lasciato un segno indelebile, a partire dai collegi universitari.

I due erano stati, infatti, colleghi allo Iuav, l’Istituto universitario di architettura di Venezia. Poi Cacciari, da sindaco, incaricò De Carlo di costruire a Venezia l’edificio “Blue moon”, parte di un progetto architettonico e sociale che impose un “nuovo stile”, secondo le parole dello stesso architetto.

Secondo Cacciari il compito dell’architetto non è solo quello di progettare edifici isolati tra loro, ma deve “pensare a relazioni spaziali, creare legami tra le contrade”. Ogni progetto architettonico “è una parte che modifica il tutto, consapevole dell’effetto di cambiamento che apporto sul tutto, che può essere anche rivoluzionario”. E Giancarlo De Carlo col suo progetto commissionato da Carlo Bo, cambiò molto la città di Urbino, immaginandola come un campus universitario.

l’Aula Magna a Palazzo Battiferri in via Saffi n. 42

Urbino e l’università: Cacciari contro le telematiche

Fondamentale per Urbino, quasi vitale, l’università che con Bo e De Carlo divenne un fiore all’occhiello marchigiano. Università che oggi sente sempre più la concorrenza delle università telematiche, che secondo Cacciari “regalano lauree”. Cacciari a Il Ducato pone una domanda retorica: “Chi viene più a studiare a Urbino ora che ci sono le telematiche?”.

Il filosofo di Venezia, figlio di una città d’arte come lo è Urbino, ricorda che “il progetto Bo-De Carlo aveva come obiettivo rivitalizzare le piccole città con le università, la ricerca, l’innovazione e la scuola”. L’apertura delle università telematiche però “va nella direzione opposta” del progetto di De Carlo, commissionato da Carlo Bo, rettore che diede il nome all’Università di Urbino. Senza studenti, infatti, la città muore. Ed è il caso di Urbino, la cui università, secondo il filosofo, “non andrà bene, così come le università di Siena e Camerino”. Senza troppi giri di parole, l’ex sindaco di Venezia accusa la politica di essere “complice e responsabile della distruzione delle università pubbliche”.

Il rettore Calcagnini: “Contrario alle telematiche”

Il rettore Giorgio Calcagnini prende la parola prima dell’ospite d’onore Cacciari. E , come un padre orgoglioso, elogia la sua università: “l rapporto tra la popolazione e gli studenti universitari di Urbino è di 1 a 1”. Gli universitari sono circa 14 mila, come gli abitanti. Prima fiero e poi protettivo, si schiera apertamente contro chi danneggia le università pubbliche, ma ad una condizione: “Continueremo a combattere contro le università telematiche, finché ci sarà una competizione equilibrata. Io sono dalla parte del pubblico”.

Il sindaco Gambini in consiglio comunale: “Telematiche? Meglio qui che altrove”

Poco dopo l’introduzione del rettore entra il sindaco Maurizio Gambini che sulle telematiche si era già espresso durante il consiglio comunale del 3 febbraio scorso. A proposito della proposta dell’università telematica Link Campus University di aprire una facoltà di Medicina nelle Marche, aveva mostrato un approccio pratico: “Meglio nella nostra regione che altrove. Certo bisogna difendere le pubbliche. Ma se la Link vuole aprire in Sardegna, preferisco venga nella nostra regione”. E conclude, in controtendenza con Calcagnini e Cacciari: “Chi ha paura della concorrenza non va lontano”.

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