di LAURA NASALI e MARTINA TOMAT
URBINO – Sono passati quattro mesi da quando, nella notte tra il 12 e il 13 ottobre, è scomparso Riccardo Branchini. Seppure non manchino le segnalazioni dall’estero, in caso di persone scomparse il protocollo non prevede che vengano condotte ricerche fuori dal suolo nazionale. E questo si applica anche alla vicenda del ragazzo di Acqualagna. “Lo cerchiamo partendo dal territorio in cui è stato visto l’ultima volta. Per quanto riguarda l’estensione di una ricerca di una persona scomparsa, il Prefetto ha una limitazione territoriale” dicono dalla Prefettura di Pesaro, specificando di non avere la competenza per richiedere ricerche all’estero.
Anche le indagini, spiega a Il Ducato la Procura, proseguono e Riccardo rimane nel piano persone scomparse ma solo in Italia.
Una segnalazione dalla Svizzera
Tra le persone che dicono di aver visto Branchini fuori dai confini italiani c’è anche Michela Arrigoni. La donna, che vive a Lugano, in Svizzera, ha raccontato a Il Ducato di aver dato un passaggio a un ragazzo che potrebbe essere Riccardo. “Quando giorni dopo ho visto su Facebook una sua foto l’ho riconosciuto. Sono abbastanza sicura che fosse lui. Sono andata alla polizia per fare la segnalazione ma in Svizzera non risulta scomparso e quindi non ho potuto fare niente”.
Michela sostiene di aver visto un ragazzo fare autostop in una strada di Melide, un paesino vicino Lugano, e di avergli dato un passaggio per quattro chilometri per arrivare in città. “Abbiamo parlato poco. Ricordo bene però l’orecchino a croce, gli occhiali neri e il viso pulito” continua Michela. La donna spiega che il ragazzo le aveva raccontato di avere diciannove anni e di essere partito per un viaggio in solitaria verso “l’Olanda o l’Irlanda, non sono sicura di aver capito bene”. Il Ducato non ha la possibilità di verificare queste informazioni, ma ha chiesto alla Procura di Pesaro se la segnalazione sia giunta anche agli inquirenti.
“Abbiamo ricevuto questa segnalazione qualche mese fa. L’abbiamo valutata e sottoposta all’attenzione dei Carabinieri che si sono coordinati. Non è venuto fuori niente di concreto però” spiegano dalla Procura.
Michela Arrigoni, non potendo segnalare alle forze dell’ordine in Svizzera, ha infatti raccontato di aver parlato direttamente con la madre di Riccardo e con l’avvocato della famiglia Elena Fabbri, che hanno poi riferito tutto alle autorità territoriali.
La Prefettura invece spiega come a livello nazionale ci sia un accordo con le altre Prefetture e Questure per creare una rete. “Se qualcuno di loro ha delle notizie ce le fornisce subito” chiariscono da Pesaro. Il problema però si pone quando una persona supera il confine nazionale. “L’altra alternativa è che alla frontiera ci siano controlli delle forze di polizia. In quel caso viene sicuramente segnalato” concludono.
L’aiuto dei social
In questa storia, che non ha ancora un finale, i social stanno giocando un ruolo importante. Sono tante le segnalazioni arrivate, anche dall’estero, alla famiglia e alle forze dell’ordine in questi quattro mesi dalla scomparsa. Un ruolo importante che viene confermato anche dalla Prefettura: “I post sui principali canali di social media, come Facebook, sono sicuramente uno strumento potente in questo momento, però vanno verificate. Ci dobbiamo accertare che dietro non ci siano mitomani”.