Dengue a Fano: secondo una ricerca il cambiamento climatico apre la strada ai virus tropicali

di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Ci ammaleremo sempre di più. Le epidemie di malattie trasmesse dalle punture di zanzare, come la Dengue scoppiata a Fano lo scorso settembre, sono destinate ad aumentare. Il motivo è che il clima sta cambiando. Quel focolaio non è stato un caso isolato, ma un segnale d’allarme. Le infezioni tropicali si stanno insinuando nei nostri territori. Lo dimostra la ricerca pubblicata sulla rivista Infection, condotta da un team dell’Unità di malattie infettive dell’ospedale San Salvatore di Pesaro Urbino e del dipartimento di Scienze biomediche e sanità pubblica dell’Università politecnica delle Marche.

Malformazioni letali, encefaliti, meningiti: queste le possibili conseguenze dei virus portati dal caldo anomalo, dalle piogge irregolari e dai periodi di siccità estrema, che stanno trasformando il nostro ambiente in un habitat sempre più favorevole alla diffusione di patogeni tipici delle aree tropicali.

“L’aumento dei casi di Dengue in Europa ha sollevato serie preoccupazioni nel settore della sanità pubblica” scrivono i ricercatori. “Solitamente associata a climi tropicali, la crescita inattesa delle infezioni da Dengue in queste regioni evidenzia l’evoluzione delle malattie trasmesse da vettori e le sfide poste dal cambiamento climatico. Il riscaldamento globale, con temperature medie più elevate, precipitazioni più intense e periodi di siccità più lunghi, sta modificando la distribuzione dei vettori, portando potenzialmente a un numero record di infezioni da Dengue a livello globale”.

L’ecosistema favorevole alla diffusione

Temperature sempre più alte ed eventi naturali estremi stanno creando le condizioni perfette per la proliferazione delle zanzare. Gli esemplari infetti completano il loro ciclo di vita più rapidamente, aumentando la probabilità di trasmettere virus potenzialmente letali. Le piogge irregolari e le ondate di siccità generano bacini d’acqua stagnante che favoriscono la riproduzione incontrollata di questi insetti.

“L’impatto del cambiamento climatico sulla distribuzione dei vettori, sulle aree endemiche e sulla frequenza dei focolai è evidente per molte arbovirosi (malattie trasmesse da punture di zanzara ndr)- si legge sempre nella ricerca -, tra cui Dengue, Chikungunya, Zika, l’encefalite da zecche, la febbre emorragica Crimea-Congo e il virus West Nile. […]”.

La Dengue è arrivata nelle Marche con il primo grande focolaio italiano. La maggior parte dei casi si è concentrata in un’area della città vicina a un canale e a uno stagno. Sono stati ottantasei i casi. Il primo è stato identificato il 4 settembre 2024, quando un uomo di cinquantacinque anni si è presentato al pronto soccorso con febbre, dolori muscolari e un rash cutaneo. Non aveva viaggiato in aree endemiche. Nei giorni successivi, altri pazienti con sintomi simili sono stati ricoverati. I test di laboratorio hanno confermato la presenza del virus, e il numero di contagi ha continuato a crescere fino a raggiungere ottantasei pazienti entro la fine del mese.

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